Nuova mazzata su Sertubi: «Vogliono vendere il forno»

Allarme dei sindacati: «Area produttiva in smantellamento proprio mentre Arvedi si è detto disponibile a fornirci la ghisa». La Regione: chiarimenti dall’azienda
Di Silvio Maranzana
Lasorte Trieste 19/10/12 - Via Von Bruck, Sertubi, Protesta Lavoratori
Lasorte Trieste 19/10/12 - Via Von Bruck, Sertubi, Protesta Lavoratori

Un colpo di mano per tentare di smantellare l’area produttiva di Sertubi. Lo hanno denunciato i rappresentanti di fabbrica dell’azienda triestina nell’incontro avuto ieri nel palazzo del Consiglio regionale (all’ingresso c’è stato anche un presidio dei lavoratori) con una folta schiera di rappresentanti delle istituzioni: la governatrice Debora Serracchiani con gli assessori Sergio Bolzonello e Loredana Panariti, il sindaco Roberto Cosolini con l’assessore Edi Kraus, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat con l’assessore Adele Pino. «Temiamo che la Duferco, proprietaria dello stabilimento, voglia vendere il forno fusorio - hanno denunciato Michele Pepe e Maurizio Granieri di Fim-Cisl - e ciò proprio nella fase in cui Giovanni Arvedi, in procinto di rilevare la Ferriera di Servola, si è detto disponibile a fornirci la ghisa per tornare a produrre i tubi. In stabilimento è già venuta una delegazione di tecnici, non sappiamo di quale società, a valutare lo stato e il valore delle nostre attrezzature dell’area a caldo per acquistarle. Si vocifera che potrebbero essere addirittura vendute in Siria».

Ma proprio dopo il tavolo di ieri è partita dalla Regione la richiesta di un incontro urgente a Duferco, la società che ha dato in affitto per cinque anni, fino all’agosto 2016, lo stabilimento agli indiani di Jindal che recentemente hanno richiamato al lavoro, per le operazioni di zincatura dei tubi, altri sei dipendenti, saliti ora a 71. Sono però ben 130 quelli che rimangono in cassa integrazione. E a questo proposito, Pepe e Granieri hanno anche denunciato una sorta di beffa alla quale una parte di loro sarebbero sottoposti. «Al termine dei corsi di riqualificazione organizzati dalla Provincia e che durano un mese - hanno spiegato - i cassintegrati per poter fare l’esame e avere il patentino devono sborsare 300 euro». «Per risolvere questa questione - ha riferito Pepe dopo l’incontro - Serracchiani ha affermato che verificherà la possibilità di un finanziamento». «L’incontro - si legge in una nota della Regione - è servito ad approfondire i vari aspetti della crisi della Jindal Sertubi: gli ammortizzatori sociali, i corsi di formazione e riqualificazione professionale già avviati dalla Provincia, le prospettive industriali dell’area Sertubi. I nuovi scenari che potrebbero aprirsi a seguito dell’interesse manifestato dal Gruppo Arvedi per la Ferriera di Servola potrebbero attirare a Trieste, è stato detto nel corso dell’incontro, nuove iniziative industriali». «È stato ripetuto anche stavolta - ha lamentato alla fine Pepe - che per Sertubi non c’è mercato. Ma non è vero: noi vendevamo molto nel Nord Africa, mentre prospettive molto alettanti si stavano aprendo nei Balcani. Mi auguro che i vertici di Duferco vengano messi di fronte a questa che è una situazione reale e al fatto che è assurdo non riprendere la produzione in una fabbrica che in Italia è l’unica nel suo genere». «Le istituzioni che hanno già svolto un ruolo fondamentale per ottenere gli ammortizzatori sociali - chiude la nota della Regione - hanno confermato l’impegno a seguire con attenzione la crisi della Jindal Sertubi», mentre si specifica che «l’incontro con la Duferco servirà a fare il punto sulle prospettive industriali dell’area».

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