«Nuova intesa Authority-Comune per saldare Porto Vecchio alla città»
«Alla luce delle novità portate dall'emendamento del senatore Francesco Russo si paleserà la necessità di predisporre una nuova intesa tra Porto e Comune: sarà indispensabile aggiornare i contenuti della pianificazione del porto e del suo rapporto con la città sulla base delle trasformazioni e dei cambiamenti funzionali che si verranno a definire nel corso del tempo. Si tratterà di rivedere il rapporto fra ambiti d’interesse urbano e ambiti d’interesse portuale alla luce delle evoluzioni in atto. Cio comporterà che il Piano regolatore urbano dovrà tener conto di tutti quegli ambiti che il Piano regolatore portuale riconoscerà come ambiti di interesse urbano, in quanto costituiscono parte effettiva della città». Sono gli aggiornamenti delle ultime ore a uno studio sul Porto Vecchio redatto da un gruppo di lavoro guidato dal professor Giacomo Borruso, docente di architettura e attualmente presidente del Terminal di Fernetti e del’Istituto per lo studio dei trasporti nell’integrazione economica europea.
Riguardo al Punto franco, lo studio sottolinea che «il Governo ha attribuito al prefetto la competenza all’individuazione delle aree. Si tratta di una delega e come tale il prefetto, sebbene previa concertazione con la Regione e il Comune, avrà il compito di individuare nuove aree in cui poter ospitare il regime di franchigia doganale delle merci. Sia chiaro che resta il regime di franchigia internazionale previsto dall’Allegato VIII non trovando applicazione le norme del codice doganale comunitario. Lo spostamento non comporta l’eliminazione delle prerogative internazionali - sottolinea Borruso - ma appunto solo l’individuazione di nuovi spazi fisici dove le stesse troveranno la loro massima applicazione. All’individuazione delle aree seguirà un provvedimento normativo ad hoc (legge, decreto legislativo o ministeriale) che ne consacrerà lo spostamento». Un concetto questo sul quale è tornato ieri lo stesso sindaco Roberto Cosolini.
«Nessuno mette in discussione l’utilità del Punto franco - ha specificato - ma proprio per questo è opportuno metterlo proprio là dove risulta più utile. Al di là di quanto prevede specificatamente l’emendamento che dopo il passaggio alla Camera di martedì sarà legge, spero di confrontarmi il prima possibile su questo punto proprio con il nuovo presidente e il segretario generale dell’Autorità portuale». Ancora tutta da approfondire invece anche secondo il sindaco la questione legata ai nuovi strumenti urbanistici che dovranno venir adottati anche se Cosolini stesso afferma che la futura acquisizione dell’area del Porto Vecchio «non comporterà ritardi nell’approvazione del Piano regolatore del Comune».
«Lo Stato non ha soldi, ma il porto di Trieste necessita di infrastrutturazioni che richiedono investimenti corposi se vuole diventare competitivo - prosegue lo studio Borruso - Il vincolo al Demanio marittimo si giustifica in ragione dell’esistenza di un uso pubblico del mare. E che l’interesse pubblico allo svolgimento della funzione primaria del traffico portuale nel Porto Vecchio, non ci sia più, è evidente: non attraccano navi, non vi sono merci nei magazzini, non vi sono attività industriali di alcun tipo (Adriaterminal escluso). È evidente che il Porto Vecchio non ha più alcun legame con gli usi pubblici del mare che giustifichi il suo vincolo al regime del Demanio marittimo. Il Governo ha voluto offrire una nuova visione del Porto Vecchio restituendolo alla città. Molte risorse da reperire dovranno essere concentrate su iniziative volte al recupero a funzioni urbane, culturali, turistiche e di tempo libero dell’area con il fine di creare una nuova polarità urbana e un nuovo legame fisico e funzionale con il centro storico».
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