Nuova bufera sulla “fieste” per l’invito solo in friulano
TRIESTE. «Scusatevi, non capisco». Bruno Marini spiega che non può essere un problema suo se lo invitano in una lingua che non conosce. Il consigliere forzista, raggiunto dalla convocazione per la “Fieste de patrie dal Friûl”, fa sapere di non comprendere. E dunque declina: «Non ci andrò. Non per colpa mia».
La “fieste”, una volta ancora, fa discutere. Un anno dopo le frasi del presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini ai triestini contrari: «Gente ignorante, non conosce la storia». Un 2015 storico: il Consiglio regionale, con la legge 6 del 27 marzo, «al fine di ricordare e valorizzare le origini, la cultura e la storia di autonomia del popolo friulano», istituì il 3 aprile la giornata anniversario dello Stato del patriarcato di Aquileia. In vista del 3 aprile 2016 ai consiglieri regionali, friulani e triestini, arrivano così gli inviti ufficiali per la manifestazione in programma a Gradisca.
Un appuntamento fisso (dopo il battesimo, nel 1977, grazie all’iniziativa dell’intellettuale friulano don Francesco Placereani), anche in assenza di legge, dal 2002. «A àn il plasê di invidâus a Gardiscja, in provincie di Gurize, a lis manifestazions pe Fieste de patrie dal Friûl», legge Marini nella lettera dell’“Istitût Ladin Furlan Pre Checo Placerean”. A seguire, sempre in marilenghe, il programma della giornata: alle 10.30 l’esposizione della bandiera del Friuli e il corteo verso il Duomo accompagnato dalla banda della Società filarmonica Giuseppe Verdi di Ronchi.
Quindi il concerto degli “Scampanotadôrs dal Gurizan”, la messa, in friulano, celebrata dai vicari delle tre diocesi di Gorizia, Concordia-Pordenone e Udine con la partecipazione del coro Sacri Cantores Theresiani, diretto dal maestro Vanni Feresin e alle 12.30, nel teatro comunale, la lettura della Bolla dell’Imperatore Enrico IV (3 aprile 1077), atto fondativo della Patria del Friuli.
Tra scampanotadôrs e Indrì (Enrico) Marini ci capisce poco. E a stretto giro detta una risposta: «Spettabile istituto, vi ringrazio ma sono costretto a rispedire al mittente l’invito in quanto redatto nella sola lingua friulana che non conosco. Dovendo constatare come sia prassi in questi casi l’utilizzo della forma bilingue, vi saluto con molta cordialità». Un consigliere troppo pignolo? «Macché - ribatte l’eletto azzurro -, non è la prima volta che quell’istituto dimentica che ci sono invitati che non conoscono il friulano. Mi pare sia una questione di educazione provvedere in tal senso. Proprio come fa, sempre, la comunità slovena». Arrabbiato, Marini, «perché quella festa non è più iniziativa di qualche volonteroso, ma un momento formalizzato in legge regionale, con tanto di bandiere». Nessuna provocazione dunque, insiste il forzista, «tanto meno campanilismo. Mi limito a reagire a una scorrettezza». Impensabili, il giorno 3, strette di mano. «Andrò a messa nella mia parrocchia dove parlano in italiano», informa il consigliere.
Lorenzo Zanon, presidente del “Pre Checo Placerean”, non porge l’altra guancia: «Premesso che noi eseguiamo quanto deciso dall’Agenzia regionale per la lingua friulana, mi pare che il Consiglio paghi traduttori proprio per situazioni del genere. A Marini sarebbe bastato chiedere una consulenza».
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