Nuova banchina impraticabile, Monfalcone scarica i funzionari del Porto

L’Azienda speciale accusata di incapacità da armatori, spedizionieri e agenzie marittime: «Ritorni la Capitaneria»

MONFALCONE. Piazza pulita all’Azienda speciale porto di Monfalcone, fine del controllo dello scalo della Regione, e al posto di presidente e funzionari un “commissario” con capacità e competenze specifiche in campo portuale. A chiederlo sono in blocco i soggetti che operano in porto e che dopo il caso della banchina delle autostrade del mare, pericolosa e inagibile, sono in rivolta contro la paralisi dello scalo, i ritardi di infrastrutture, escavo e piano regolatore, che mette a rischio il posto di oltre 700 lavoratori.

Armatori, operatori portuali, case di spedizione, agenzie marittime, dopo aver ringraziato la Capitaneria di porto che solo per scrupolo ha scoperto che le opere appena realizzate sono «difformi e pericolose» e per miracolo «un momento prima di autorizzare l’attracco di una delle navi in rada» ha evitato per un soffio il disastro, chiedono che lo scalo torni nelle mani dello Stato.

«Lo Stato ci guardi da questi funzionari - accusano - e ben venga che la portualità del Fvg sia di nuovo e urgentemente ripassata sotto il controllo e la responsabilità del potere centrale che bene l’ha gestita e amministrata per decenni». Le realtà che lavorano in porto denunciano che «Regione e Azienda speciale per il porto di Monfalcone hanno responsabilità chiare e certe sullo stato di grave crisi e immobilità irresponsabile della portualità del Fvg e in particolare dello scalo di Monfalcone». Sono oltre 10 anni che Monfalcone attende lo scavo del canale d’accesso, per realizzare la nuova banchina delle autostrade del mare, rivelatasi pericolosa e inservibile, sono passati sette anni, del piano regolatore (è il documento strategico di sviluppo) non c’è l’ombra e sia gli operatori, che i lavoratori e i sindacati sono arrivati allo stremo. Per questo le realtà portuali fanno fronte unico e si ribellano: «Il porto di Monfalcone dispone di soli 9 accosti e di questi i primi tre sono quelli incriminati - accusano armatori, operatori e utenti - chiunque capisce che in un porto con così pochi ormeggi non dovrebbe essere possibile togliere il 33% degli accosti per un periodo di sette anni. Altrettanto dicasi per i lavori dell’escavo che dovevano essere fatti con urgenza già nel 1999 per portare i fondali a -12,50 metri». (g.g.)

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