Nozze gay, amore più forte dei pregiudizi

Matrimonio tra due isontine, entrambe già mamme. Una da unione etero, l’altra con una precedente compagna

FARRA. Una storia d'amore più forte dei pregiudizi. Dei formalismi. E persino di alcuni dolori difficili da cancellare dalla mente e dal cuore. Questa è la storia di Natascha e Kamela, due ragazze isontine che nei giorni scorsi hanno celebrato la propria unione con rito wicca, la cosiddetta “religione della natura” che si ispira al neopaganesimo.

E poco importa che il loro matrimonio non abbia, al momento, alcuna validità: per la ratifica della loro unione civile – verosimilmente nel Comune di Farra d'Isonzo, ove la coppia risiede - dovranno attendere il divorzio di Kamela dal marito. «Ci vorrà ancora qualche settimana: ma quello è solo un atto formale, una questione di firme – commentano all'unisono -. Per quanto ci riguarda il nostro matrimonio ha tutta la validità del mondo ed è stato un giorno di festa che ricorderemo per sempre».

Natascha e Kamela si chiamano l'un l'altra “mia moglie” e quando si guardano negli occhi comprendi che la loro intesa è stata capace di superare moltissimi ostacoli.



Natascha Noia, 29 anni, farrese, è la titolare di “La Chef Mobile”, un servizio itinerante di catering e istant cooking. Una passione, quella per la cucina, che il 3 ottobre alle 21.10 la porterà addirittura sugli schermi della popolare trasmissione “Hell's Kitchen” su Sky Uno. Kamela Zeneli, 26 anni, udinese, ha lavorato per molti anni come cameriera. Oggi fa la mamma a tempo quasi pieno e aiuta la sua fresca sposa nell'attività.

Sì, la mamma. Perché entrambe le ragazze, in questa storia decisamente non banale, hanno delle bambine da precedenti relazioni. Kamela due, frutto del suo precedente rapporto etero.

Un rapporto a tratti turbolento. Natascha ne ha una, avuta in Spagna grazie al ricorso alla fecondazione eterologa da una precedente relazione con una ragazza isontina. Da qualche tempo i rapporti si sono incrinati e non può vedere la piccola.

«Il mio ovulo è stato fecondato da un anonimo donatore spagnolo per cui mi sento la madre biologica – afferma – ma per la legge italiana la madre è la mia ex compagna che ha completato la gravidanza. Mia figlia mi manca terribilmente, non voglio che le sia nascosta la verità». Esaurita la parentesi amara, gli occhi delle due ragazze tornano a irradiarsi di felicità quando chiediamo loro come si sono conosciute e piaciute. Galeotto un locale di Udine in cui sono state colleghe, una in cucina, l'altra in sala. Colpo di fulmine? Non proprio. «La scintilla è scattata prima a me – assicura Kamela -. Natascha aveva tante cose per la testa in quel periodo e non c'era verso di farla cedere. L'ho tempestata di Sms e corteggiata parecchio. Cercavo di portarla fuori con la scusa di un gelato, ma non succedeva nulla. Però ci siamo aperte e conosciute molto in profondità. Poi, segno del destino, ci siamo baciate per la prima volta proprio davanti a una gelateria». Se il cuore di Natascha ce ne ha messo un po' a sciogliersi, si può ben dire che abbia recuperato alla grande: è stata lei a chiedere a Kamela di sposarla. E in modo niente affatto scontato, con un flashmob in via Garibaldi a Gorizia che ha coinvolto tanti amici. Come colonna sonora, la loro canzone preferita: “Quiero darte un beso” e tanti cartelli fra cui “Continua a camminare con me, ogni tuo passo è il mio passo” e “Sposami”. Le “nozze” sono state celebrate a Capriva, nella sede del Circolo pescatori, davanti a molti invitati. Tutti egualmente testimoni. Anche se qualche parente della coppia non approva la scelta delle due ragazze.

A officiare, un'amica della coppia. Di matrice wicca (una vocazione di Kamela) il rito ispirato alla natura e al paganesimo. «Ci siamo scambiate le promesse, mentre gli invitati hanno scritto dei pensieri per noi su un nastro colorato. Con quel nastro, che è stato benedetto dalla celebrante, le nostre mani sono state legate l'una con l'altra in segno di unione». Il pranzo nuziale, noblesse oblige, lo hanno preparato direttamente loro vista la grande passione per i fornelli.

«Vogliamo far conoscere la nostra storia non per ostentazione o per cinque minuti di “celebrità” - spiegano Natascha e Kamela – ma per far capire che un amore omosessuale non ha nulla di perverso o di “sporco”. I pregiudizi in questa società ci sono ancora, ma non ci fanno più paura».

E la chiusura è un vero inno all'amore. «Quando abbiamo capito di essere omosessuali? Io chiederei piuttosto quando mai siamo state così innamorate in vita nostra», replica Kamela.

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