Novemila casi in Italia, ma il tasso di positivi al 15%
MILANO Giorni di festa, pochi tamponi in Italia. Ieri sono stati 59.879, mentre sabato erano 81.285. La percentuale dei positivi sui test però continua a crescere e arriva al 14,8% rispetto al 12,8% di Santo Stefano. Si contano 298 morti, che erano 268 il 26, ma oltre 500 prima di Natale per cui bisognerà seguirne la tendenza nel lungo periodo.
In ogni caso, ieri i nuovi positivi sono stati 8.913 e il totale degli attualmente infetti diventa di 581.760. Non ci sono stati nuovi ingressi in terapia intensiva, ma restano 2.580 le persone ricoverate in rianimazione. Complessivamente i pazienti nei reparti ordinari aumentano di 267 unità per un totale di 23.571. In isolamento domiciliare altri 554 positivi, in totale ora sono 555.609.
Maglia nera resta il Veneto con 3.337 nuovi casi e 52 decessi, confermandosi il “caso” di queste festività. Con una polemica latente sollevata ieri dall’assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera, secondo il quale il Veneto, avendo avuto meno contagi all’inizio, non avrebbe fatto tesoro dell’esperienza accumulata in Lombardia. «A loro non è servita l’esperienza che abbiamo fatto noi. Questo coronavirus quando arriva con una certa intensità non c’è sistema sanitario in grado di fermarlo... » .
Nel triste conteggio della pandemia, l’Emilia Romagna si piazza al secondo posto con 1.283 contagiati, Lazio 977, Sicilia 682, Piemonte 470 e Lombardia 466. Guardando ai positivi sui tamponi fatti, il Veneto è al 25, 9 per cento, seguito da Calabria al 22,2 ed Emilia Romagna al 21,1. Per le terapie intensive la percentuale di occupazione dei posti è del 41 in Lombardia, del 36 in Veneto, del 34 in Puglia e del 33 in Piemonte. E per gli altri reparti è del 52 in Piemonte, del 46 in Emilia Romagna e in Friuli e del 44 in Valle d’Aosta. «La sindrome del weekend a Natale vale doppio – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che analizza i dati della pandemia – Si fanno pochi tamponi per carenza di personale tra festivi e prefestivi, ma questo non nasconde la circolazione del virus, che emerge dal tasso di positività e dai nuovi ricoverati». Se si tiene conto solo dei positivi al primo tampone, escludendo quelli di controllo, la media dell’ultima settimana è del 27 per cento, più di una persona su quattro. «Siamo sempre sul plateau – continua Cartabellotta – Gli attualmente positivi aumentano, i ricoverati pure, le terapie intensive vedono lo stesso numero di persone entrare e uscire e i morti potrebbero salire dopo la pausa natalizia. Mentre bisogna scendere sotto i 100mila attualmente positivi per gestire meglio la situazione».
Da oggi intanto l’Italia torna in zona arancione per tre giorni, e poi ancora il 4 gennaio, dunque tra le 5 e le 22 ci si può spostare nel proprio comune senza autocertificazione e i negozi restano aperti fino alle 21. Fino al 6 sarà ancora zona rossa e dal 7 soprattutto gli sciatori sperano in un ritorno al giallo. «Più tempo passa più la riapertura degli impianti sembra una presa in giro», lamentano gli assessori delle regioni alpine, che chiedono almeno «una data certa per organizzarsi». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo