North East, i vigilantes in cassa integrazione

Riguarda buona parte delle 48 guardie giurate di Trieste e 22 di Staranzano La crisi è iniziata quando il patron, Luigi Compiano, è finito sotto inchiesta
Di Pier Paolo Garofalo

Le lettere della cassa integrazione straordinaria sono state già recapitate: buona parte delle 48 guardie giurate a Trieste e dei loro 22 colleghi a Staranzano della North East Services rischiano di perdere il lavoro. Un altro macigno sul sempre più debole settore dell’occupazione a Trieste anche se, in questo caso, la crisi economica non c’entra.

La scarsità dell’offerta di lavoro, per i vigilantes triestini, ha a che fare con il crollo della fiducia dei clienti nella loro azienda, colosso della sicurezza con circa 700 lavoratori in tutta Italia e caduta in disgrazia dopo i seri guai giudiziari del suo spregiudicato “patron”, Luigi Compiano, finito sotto inchiesta.

«Perché qui a Trieste nessuno parla di noi? Perché in altre città le istituzioni s’interessano della sorte dei lavoratori mentre qui nessuno ne parla, nessuno fa qualcosa? E i sindacati dove sono?», è l’amaro sfogo di Paolo Davia, Rsa alla North East, sede di Trieste (l’ex Tergeste, passata di mano un anno fa).

«Il calvario per quasi 700 famiglie in tutta Italia, 48 a Trieste e 22 a Staranzano - racconta Davia - è iniziato un mese fa, nato dalla sconsideratezza di un imprenditore irresponsabile. Ora l’azienda per mezzo del commissario giudiziale nominato dal Tribunale di Treviso, Sante Casonato, sta per essere “traghettata” verso l’amministrazione straordinaria o il fallimento».

Le cronache avevano dato ampio spazio all’episodio che aveva innescato la crisi di credibilità della Nes: nella “sala conta” della Nes a Silea in provincia di Treviso, il luogo dove vengono materialmente smistati i vari importi di denaro che dalla Banca d’Italia arrivano agli istituti di credito che ne fanno richiesta, mancavano 40 milioni di euro. Da lì l’inchiesta. «I diversi buchi accertati dalla Guardia di finanza - spiega Davia - ammontano a diverse decine di milioni di euro, che sommati al passivo aziendale, al debito verso lo Stato (Iva non pagata) e verso i fornitori non danno nessun margine di garanzia per la continuazione delle attività».

Tutto ciò mentre Luigi Compiano collezionava, secondo le voci, 150 vetture d’epoca, tra le quali una Ferrari di Maradona e una Aston Martin di James Bond, decine di barche e natanti, off-shore compreso, e 100 motociclette. «Al momento a Trieste una parte dei lavoratori, una ventina, viene impiegata in mansioni di portineria, vigilanza di siti, servizio su allarme e altro mentre quella che era utilizzata nel trasporto e nella contazione del denaro è in ferie forzate o assenza giustificata».

«Il futuro aziendale - osserva amaramente l’esponente Ugl - è ora in mano a quelle stesse banche che avevano subito gli ammanchi nei caveau della Nes. Solo loro infatti potranno anticipare all’azienda quella liquidità necessaria a far fronte agli stipendi del personale che nonostante la confusione creatasi in questo periodo ha continuato con serietà e professionalità a lavorare sul territorio senza la certezza di essere retribuito».

Se il curatore fallimentare Casonato opterà per l’amministrazione straordinaria, alla fine dei 30 giorni previsti per la decisione, quindi tra poco meno di tre settimane, provvederà a una cessione in blocco di tutta la società e in caso non ci fossero acquirenti, allo scorporo delle sedi o delle macroaree regionali a cui appartengono le sedi stesse, offrendo comunque un pacchetto inscindibile d’immobili, veicoli blindati e non, e personale.

Il sindacalista e dipendenti della Nes si attendono da parte delle istituzioni e dalla Prefettura di Trieste in particolare, «un vivo interessamento presso gli istituti di vigilanza operanti sul territorio, per l’acquisizione di personale già provvisto di “licenza” e armato disponibile a passare a un altro datore di lavoro, preservando i diritti acquisiti dei lavoratori e riconoscendo la professionalità maturata in anni di servizio».

«In questo mare di silenzio - conclude amaro Davia - che avvolge il destino dei lavoratori della North East Services di Trieste e Staranzano come lavoratore e Rsa voglio levare una voce per ricordare a tutti che ci siamo anche noi e che fino un mese fa eravamo impegnati quotidianamente a portare a esempio i soldi delle pensioni negli uffici postali e a caricare gran parte dei Bancomat cittadini: un lavoro svolto con serietà e dedizione, sottopagato per i rischi che comporta».

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