«Non sono io l’assassino di via Puccini»

L’ex rappresentante di aspirapolveri si proclama innocente davanti al gip. A breve verrà interrogato dal pm
Lo stabile di via Puccini 32 dove il 22 gennaio scorso fu trovato il corpo di Nerina Zennaro Molinari
Lo stabile di via Puccini 32 dove il 22 gennaio scorso fu trovato il corpo di Nerina Zennaro Molinari

TRIESTE «Sono innocente». Poi il silenzio, rotto da un arrivederci proposto dal suo difensore al pm e chiuso con la ragionevole certezza che la prossima puntata, contraddistinta da un altro atteggiamento, arriverà presto, probabilmente già lunedì, subito dopo il week-end. Così come presto potrebbe arrivare l’ora dell’esame ”consensuale” del dna, dopo un precedente rifiuto in occasione della prima perquisizione, per un confronto con quel poco di tracce trovate sul luogo del delitto.

Uccisa dal venditore di aspirapolvere
Lasorte Trieste 25/01/16 - Via Puccini 32, Appartamento Sotto Sequestro

Rapido quanto prevedibile, stando alle indicazioni della vigilia, ieri al Coroneo l’interrogatorio di garanzia a carico di Tiziano Castellani (il primo dopo l’arresto di lunedì con l’accusa di aver ammazzato il 21 gennaio la 87enne Nerina Zennaro Molinari nella sua casa di via Puccini) si è risolto in una scena muta.

Il 42enne ex rappresentante della Folletto si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Luigi Dainotti - alla presenza del suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Mazzarella del foro di Pordenone e della pm Cristina Bacer - subito dopo aver proclamato la propria innocenza: a quel punto è stato immediatamente riaccompagnato in cella dalle guardie carcerarie per l’epilogo di un appuntamento a metà strada tra la liturgia giudiziaria e la strategia difensiva.

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Sì perché il primo interrogatorio di garanzia davanti al gip - atto dovuto da codice dopo che lo stesso gip ne ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere in accoglimento dell’instanza della pm Bacer - non è stato comunque un nulla di fatto: l’avvocato Mazzarella ha riferito nell’occasione che il proprio assistito sarà pronto a farsi interrogare in un secondo momento, anche a stretto giro, direttamente dalla pm Bacer, quindi non dal magistrato giudicante bensì dallo stesso magistrato inquirente che ha coordinato finora le indagini di polizia il cui esito viene, appunto, contestato dalla difesa dell’accusato.

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Ora, tecnicamente, la palla passa all’indagato. Si è astenuto dal rispondere a un giudice nella prima occasione che gli dava la legge per farlo, di conseguenza è lui a dover chiedere un’altra ”chance” se vuole davvero contribuire con la sua versione, la sua verità, a chiarire la propria posizione di fronte alle pesantissime accuse che lo riguardano.

Accuse che comprendono le ipotesi di reato di omicidio aggravato, rapina e tentativo di disastro, dato che nell’appartamento di Nerina Zennaro sono stati trovati come è ormai noto il tubo del gas tagliato e il piano cottura manomesso per simulare un suicidio, e solo l’intervento dell’Acegas che ha chiuso l’impianto condominiale su segnalazione di alcuni vicini allarmati dall’odore ha presumibilmente evitato una strage.

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Lo stabile di via Puccini, 32, teatro del delitto (Lasorte)

Non è questa l’unica «disponibilità» dichiarata dall’avvocato Mazzarella a margine della scena muta. «Siamo a disposizione per un prelievo ai fini di un esame del dna, una volta che sarà avvenuto il prossimo incontro con il pm», ha fatto sapere ieri a interrogatorio di garanzia concluso il legale di Castellani. A casa dell’anziana, uccisa a colpi di battitappeto inferti sul suo corpo indebolito di per sé dalla vecchiaia, sono state rinvenute infatti tracce di dna maschile, sia sulla mano della vittima sia in prossimità del tubo del gas.

L’ex rappresentante della Folletto, quando parlerà, sarà certamente chiamato a spiegare anche il perché di quella trentina di mazzi di chiavi trovati in un ripostiglio, su cui la Squadra mobile continua a indagare, a caccia di eventuali corrispondenze con gli appartamenti di persone entrate in contatto con Castellani.

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Lo stabile di via Puccini, 32 (Lasorte)

In un paio di circostanze tale corrispondenza sarebbe già stata accertata: sarebbero attribuibili a ex clienti che hanno raccontato proprio di aver ”perso” le chiavi e aver poi ”smarrito” alcuni oggetti personali.

Anche di Nerina Zennaro Molinari, nella casa di Castellani, c’era più di qualcosa, chiavi comprese. «Tutti gli indizi hanno una doppia lettura», ribatte l’avvocato Mazzarella: «La signora ad esempio aveva regalato al mio assistito il 4 gennaio, in occasione di una visita di cortesia, quel santino e quel libretto di preghiere. Pare assurdo che, se uno fosse colpevole, terrebbe a casa sua quelle cose, e pure le chiavi della vittima. Significa che lui non ha nulla da nascondere. In generale le chiavi trovate sono di case vecchie in cui lui aveva fatto lavori e traslochi. Eppoi il mio cliente non conosceva la signora dal ’98 bensì dal 2013 e non è vero che tra i due ci sarebbero state telefonate il giorno del delitto e quello precedente, se non una breve molto prima, il 17 gennaio».

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