Non solo multe, i cambiamenti in 40 anni
TRIESTE C’era una volta il vigile urbano. Faceva le multe per divieti di sosta, regolava il traffico e teneva sott’occhio il rispetto del regolamento comunale. Una professione, questa, ormai quasi “in via di estinzione”. Dall’immagine del vigile col fischietto a quella del poliziotto con la pistola ne è passata di acqua sotto i ponti. La prima grande svolta risale al 1987, quando il vigile diviene poliziotto municipale e comincia ad assumere tutta una serie di funzioni un tempo prerogative dei poliziotti di Stato e dei carabinieri. Passano più di vent’anni: nel 2008 la svolta viene ufficializzata anche in Fvg con la legge regionale che decreta il passaggio alla polizia locale. Il decreto Minniti del 2017 è solo l’ultimo di una serie che ha implementato i compiti della polizia locale in materia di sicurezza urbana, ordine pubblico e polizia giudiziaria.
Veniamo a Trieste. All’epoca della prima giunta Dipiazza vengono introdotti due dispositivi di autodifesa: gli spray anti-aggressioni e i bastoni tonfa. Vengono istituiti i Nuclei d’intervento speciale (Nis), dediti in generale ad attività di prevenzione per la sicurezza. Poi si passa alle funzioni di polizia giudiziaria: i poliziotti locali si occupano anche di fare le indagini per conto della Procura. Insomma, una serie di misure che portano a fare del vecchio “vigile” un agente di ausilio agli altri corpi armati, di pari passo con la sensibilità della giunta di puntare sulla tanto in voga “questione - sicurezza”.
Di armamento si parla da almeno una decina di anni. Risale al 2008 il referendum indetto dalla Cisl per sondare il parere dei vigili urbani su una eventuale dotazione di armi. Oltre metà della pianta organica votò “no” alla pistola: 159 su 270; 16 favorevoli, 105 gli astenuti. L’ultimo rilancio prende vigore con le dichiarazioni del vicesindaco leghista Pierpaolo Roberti, e l’istituzione, da parte del comandante Sergio Abbate, della commissione “vestiario”, che interpella gli esperti per consigliare l’arma migliore. Sulla base di queste indicazioni, il comandante manderà una proposta di testo all’assessore competente che a sua volta farà approvare la delibera dalla giunta previo passaggio dalle circoscrizioni e confronto con le organizzazioni sindacali. A quel punto la delibera stessa dovrà essere votata dal Consiglio.
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