Non si balla più a Sagrado: chiuse tutte le discoteche
di Francesco Fain
SAGRADO
C’era una volta il paese delle discoteche. E che discoteche! Chi, fra i trentenni e i quarantenni, non ha passato almeno una nottata all’Angie bleu o a Villa Sospisio, magari aspettando l’ora giusta per il ballo sorseggiando una birra allo Studio deejay o al Capriccio?
Eh sì, altri tempi. Oggi Sagrado (il paese delle discoteche per l’appunto) non ha più questa caratteristica. Da parecchi anni ormai, è diventato un Comune come tutti gli altri: cioè senza piste da ballo. Dell’Angie blue non c’è più traccia, nel senso che quel complesso posto al centro del paese ha cambiato completamente connotati: è diventato una lottizzazione e, al posto della pista da ballo, ci sono oggi appartamenti. In molti ricordano ancora oggi quella piccola discoteca: era molto raffinata, con musica “giusta” e, ogni tanto, passava di lì anche qualche disc jockey di grido. Poi, aveva cambiato nome in “Accademia della musica”, puntando sui più giovani e sulla dance più commerciale.
Villa Sospisio, invece, è rimasta al suo posto ma oggi è abbandonata, disabitata. C’era un periodo in cui padrona, in quelle quattro prestigiose e storiche mura, era la musica house e Sagrado finiva con il trasformarsi in una piccola Ibiza. Poi, l’avvento del lap-dance era coinciso con il suo declino. Ma il paese delle discoteche era organizzato anche per allietare il “pre-nottata”. In molti si riversavano infatti al Capriccio o allo Studio deejay prima di lanciarsi in balli sfrenati: lì si potevano assaporare cocktail anche ricercati o la classica birra. Ah, dimenticavamo: in quei tempi l’alcoltest non esisteva.
E i tratti di un modo di divertirsi che è cambiato li ha tracciati una ricerca dell’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo (Silb) presentata nei mesi scorsi a Rimini: è la stessa parabola che ha vissuto Sagrado.
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