Non si arresta la fuga dai “supercomuni". Panontin sotto tiro
TRIESTE. La falla si allarga. Paularo e Monfalcone, a quanto pare, non rimarranno gli unici ad avere verificato come si sta dentro le Uti e ad avere poi deciso di andarsene. Sulla porta d’uscita anche Bertiolo e alcuni comuni del Pordenonese, Valvasone Arzene in testa. Contestazione politica di centrodestra, ma qualche scricchiolio emerge anche nel centrosinistra. Qualcosa non va nell’applicazione della riforma, segnala per esempio il sindaco di Palmanova Francesco Martines, lanciando una task force per ragionare sulle difficoltà operative. Mentre il senatore triestino Francesco Russo alza il tiro su Paolo Panontin, il “papà” della nuova geografia regionale: «La presidente Serracchiani mediti se cambiare l’interlocutore che gestisce la partita».
Nuove uscite. L’addio di Monfalcone dall’Uti Carso Isonzo Adriatico ha fatto evidentemente più rumore dei saluti della piccola Paularo (scelta approvata senza dubbio alcuno da Renzo Tondo (Ar): «I sindaci non sono prigionieri politici»). Il centrodestra è ritornato alla carica, i mal di pancia a centrosinistra riaffiorano. E qualche altro comune è pronto a seguire la stessa strada dei primi due “ribelli”. Eleonora Viscardis, sindaco di centrodestra di Bertiolo (Uti Medio Friuli, 11 comuni di cui 6 non aderenti), ufficializza l’intenzione di concretizzare quanto annunciato a fine anno scorso: «Stiamo facendo le valutazioni del caso, in primis economiche, tanto più in vista del passaggio della funzione di ragioneria all’Unione prevista il 1 giugno. Di fronte a una legge contraddittoria e inapplicabile, l’uscita è probabile».
Tagli ai trasferimenti. Questione di finanziamenti, risorse tagliate, trasferimenti dimagriti. Di valutazioni economiche parla anche il sindaco di Valvasone Arzene Markus Maurmair, che ha convocato i sindaci della Uti Tagliamento (9 comuni, Spilimbergo non ha aderito) domani alla 18.30 a San Giorgio della Richinvelda. «Credo che l’uscita di Monfalcone avrà ripercussioni pesanti sulla riforma - dichiara Maurmair -. In tanti si stanno accorgendo delle gravi penalizzazioni che colpiscono pure chi, come noi, ha rispettato la legge entrando nell’Unione ma decidendo di non associare tutte le funzioni, senza che peraltro vi fosse l’obbligo di farlo da subito». Le cifre? «La Regione ci verserà 54mila euro, 117mila in meno dell’anno scorso. Casarsa perde 168mila euro, San Giorgio della Richinvelda 135mila, un totale di 420mila euro di minori trasferimenti in soli tre comuni: inaccettabile. A questo punto non è esclusa un’uscita dall’Unione».
La questione giudiziaria. «Un pasticcio dopo l’altro, era tutto previsto», commenta Piero Mauro Zanin, portavoce dei sindaci che si sono rivolti al Tar Fvg. «Con la sentenza che ci ha dato ragione sull’impossibilità del commissariamento per chi non ci sta - prosegue il sindaco di Talmassons -, la Regione, a questo punto, non può che limitarsi a prendere atto. Nessuno potrà imporre a Monfalcone di rientrare dopo le ultime modifiche alla legge 26 che hanno tolto l’obbligo dei dieci anni di permanenza una volta costituita la Uti». «Sbaglia l’assessore Panontin a considera nulli gli atti di chi esce dalle Uti - aggiunge l’avvocato dei comuni ricorrenti Teresa Billiani -, posto che solo un’autorità giudiziaria può sostenere se un provvedimento è legittimo ed efficace».
Il rimpasto di Russo. La questione è naturalmente anche politica. Russo sottolinea che la protesta del centrodestra «è comprensibile ma sfacciatamente strumentale», ma avverte la maggioranza: «Siamo partiti dalla richiesta dei cittadini di abolire le Province e di razionalizzare i servizi sul territorio, ma siamo arrivati a un punto tale di sfiducia verso la riforma che, se non cambiamo qualcosa, le elezioni 2018 sono già perse prima di cominciare». Se il sindaco di Palmanova Martines, in direzione Pd, convinto che «le Uti servono e vanno fatte funzionare», ha suggerito la task force, Russo va oltre: «Ben venga la verifica tecnica ma serve anche non fare spallucce di fronte alle critiche, ammettere gli errori fatti e rimediarli. Se Panontin non accettasse questo percorso, dobbiamo essere pronti a modificare l’assetto della giunta». Dopo di che «l’area metropolitana rimane la miglior via per ottenere fondi europei e unire i territori trasversalmente alla politica. Trieste potrebbe ragionarci anche con Monfalcone, a seguire la collaborazione già avviata sul porto. Non a caso mi sono impegnato con il sindaco di Monfalcone Anna Cisint a chiedere a Roma l’inserimento della sua città nella governance dell’Autorità portuale».
Fuori Trieste. Sulle Uti, parlando di «costi aumentati e servizi peggiorati», interviene anche il consigliere di Forza Italia Bruno Marini: «L’uscita di Monfalcone segna irrimediabilmente la fine della sciagurata riforma degli enti locali partorita da Serracchiani. Disastro annunciato come quello in sanità». E dunque anche Trieste, è la tesi di Marini, «dovrebbe valutare la sua uscita dall’Uti Giuliana non appena le risultanze del bilancio lo consentiranno».
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