Non rane ma rospi smeraldini, sono di casa
Aiuto, rane in città: il commento più immediato. Ma il direttore dei Musei scientifici di Trieste, Nicola Bressi, ci fa voltar pensiero. Forse i veri abitanti del Teatro romano sono proprio loro, non rane ma preziosi e innocentissimi “rospi smeraldini” protetti a livello europeo come specie rara, e gli abusivi siamo noi e la nostra città. Che, peraltro, le bestiole gradiscono appieno come sostituto dell’habitat naturale. I “Tutori degli stagni”, volontari istruiti proprio da Bressi, sono già sul posto, per proteggerli e metterli in salvo. Dunque questo è un evento, non un “bestiale” esito di degrado.
Racconta Bressi: «Questi rospi smeraldini, specie protetta, sono al Teatro romano per certo dal 1984 quando feci la mia prima tesina alle scuole medie sulla convivenza di storia, cultura e scienza, e già allora proposi delle vasche specifiche, e oggi confermo: potrebbero essere, come a Barcellona, un ottimo richiamo turistico, senza danno per persone e animali. I romani - prosegue Bressi - costruivano sempre i teatri in prossimità di una fonte d’acqua, per fornirne agli attori, ma anche per allagare i siti e fare giochi d’acqua. I rospi smeraldini peraltro vivono nei pressi di piccole sorgenti d’acqua in riva al mare, dunque forse sono al Teatro romano dai tempi dei romani».
Ma questo rospo, innocuo per gli umani «perché la sua pelle è protetta da un antibiotico naturale», vive bene anche nei deserti più secchi, sulle rocce (Isole Incoronate), ed è molto longevo, fino a 20 anni: «È sufficiente - spiega il naturalista - che ogni 20 anni si crei una pozza d’acqua, in quella lo “smeraldino” si riproduce e la specie continua, altrimenti se ne sta buono al secco. Quando non c’è acqua, non si vede e sente. Durante la riproduzione fa un verso, come un trillo di cellulare, un piccolo gracidio. Il Comune ha già creato per loro una vasca all’Orto lapidario e nel parco di Villa Giulia».
E così il direttore dei Musei spera non solo che gli “smeraldini” iperprotetti siano salvati in questa emergenza, ma che si salvi anche la popolazione nel sito che è da sempre casa sua. Con una vasca sul retro del Teatro romano, o allagando apposta un’area, con targa: “Qui vive e si riproduce il rospo smeraldino”, secondo Bressi «un’attrazione turistica, che si potrebbe annunciare ad anni alterni, lo stesso ha fatto Barcellona e se ne fa vanto».
In più, l’accasamento fra i ruderi romani ha secondo Bressi un’ulteriore serie di vantaggi: «Gli “smeraldini” si nutrono di blatte, dunque fanno pulizia (nelle vicinanze ci sono anche scarichi fognari). Le colonie dei gatti sono al sicuro perché il gatto, sapiente, sa bene che i rospi (come da proverbio) sono indigeribili, e lo sanno anche le cornacchie». Si è scoperto un ecosistema di pregio.(g. z.)
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