Non lo sposa. E lui la uccide con l’accetta

Egiziano ammazza la convivente friulana di 44 anni dopo il gran rifiuto: per la legge islamica erano già coniugati

UDINE. Si erano già detti sì davanti ad Allah. Lui le aveva lasciato in dote un anello d’oro e in calce alla dichiarazione di matrimonio rilasciata dal Centro culturale islamico di via del Vascello si erano promessi «fedeltà per tutta la vita». Ma quella promessa d’amore ieri si è trasformata in tragedia. Lei non era più convinta di volere vivere con lui e di ripetere quel sì in municipio a Gemona per far riconoscere il matrimonio alla legge italiana. Così quell’amore è diventato odio, rabbia, pazzia e alla fine furia omicida. L’egiziano di 52 anni Ahmed Mohamed Fathy Yassin ha colpito alla testa per quattro volte con una mannaia la sua “promessa sposa” Giulia Candusso, gemonese di 44 anni.

Il loro amore, nato al Centro di salute mentale di Gemona dove entrambi erano in cura, è finito ieri mattina in un prato della fattoria sociale di Osoppo, alle pendici del forte. L’ultima discussione era iniziata mercoledì sera. Augusto Casasola, che ospitava l’egiziano in una casa a Osoppo, ha raccontato di averlo sentito discutere al telefono: «Giulia non puoi farmi questo» continuava a ripetere. Ma la discussione tra i “promessi sposi” è ripresa ieri mattina a Osoppo. Lui si è presentato sotto casa di lei.

La donna, forse per non discutere in mezzo alla strada, l’ha fatto salire in macchina e sono andati a Osoppo. Qui, un giovane li ha visti litigare fermi a un incrocio vicino alla chiesa. Erano più o meno le 8.20 racconterà poi ai carabinieri. Il litigio è così violento che il giovane, quando vede la Fiat 600 ripartire, decide di seguirla. L’egiziano e quella che per il diritto islamico è già sua moglie, si dirigono verso la “uache”, un’oasi di verde a circa un chilometro dal paese, dove si trova la Fattoria sociale. I due si appartano e il giovane li perde di vista ma poco dopo vede di nuovo la “600” passare. C’è Yassin al volante ma è solo. Il giovane, ancora più preoccupato, continua a cercare e in quel dedalo di stradine sterrate: poco dopo le 9, trova il corpo senza vita di Giulia Candusso e chiama i carabinieri. La donna ha il cranio fracassato da almeno 4 colpi di mannaia. Dello straniero (aveva lavorato in aziende locali ma da qualche tempo era disoccupato) non c’è traccia. La fuga però dura poco.

I carabinieri di Tolmezzo e il nucleo investigativo coordinato dal capitano Fabio Pasquariello (avevano anche disposto blocchi stradali) lo rintracciano in pochi minuti: è da Casasola; ha chiesto al padrone di casa di fare un bagno e continua a ripetere che «Giulia questo non glielo doveva fare».

I carabinieri lo trovano in pantaloni corti e accappatoio. Non fa resistenza ma non parla. Scatta la caccia alla Fiat e un elicottero la individua in tarda mattinata vicino al municipio. All’interno non c’è l’arma del delitto che sarà invece trovata nella perquisizione a casa di Casasola, ma sul finestrino anteriore sinistro ci sono segni di sangue. Gli investigatori sono convinti di avere ricostruito la dinamica dell’accaduto e alla caserma dei carabinieri di Osoppo l’egiziano viene interrogato alla presenza di un avvocato e del sostituto procuratore di Tolmezzo Alessandra Burra.

Incalzato dalle domande il 52enne mantiene la calma e nega di aver ucciso la donna che ama. Gli inquirenti però non gli credono. Sono le 18 di ieri quando Yassin è accompagnato nel carcere di Tolmezzo. Dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

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