«Non ho ucciso i velisti padovani»
FIUME. Non colpevole. È quanto dichiarato ieri al Tribunale comunale di Sebenico dal controverso imprenditore edile zagabrese Tomislav Horvatincic, 64 anni, accusato di avere provocato il 16 agosto scorso la tragica morte in mare dei coniugi padovani, il 63enne Francesco Salpietro e Marinelda Patella, di due anni più giovane. Il tycoon si è espresso così all’udienza preliminare del processo nei suoi confronti, aperto ieri e che sta suscitando un forte interesse nell’opinione pubblica croata, oltre a trovare molto spazio nei mass media nazionali. Oltre a dichiararsi non colpevole, Horvatincic ha espresso il suo cordoglio ai figli delle vittime, dicendo di associarsi al loro dolore. È seguita la lettura dell’atto d’accusa da parte del procuratore statale Irena Senecic, in cui si rileva che Horvatincic è accusato di essere responsabile del terribile incidente avvenuto il giorno dopo Ferragosto, nelle acque a meridione di Capocesto (Primosten), nella Dalmazia centrale. Secondo quanto concluso dalla procura di Sebenico e dalle varie perizie, il motoscafo di Horvatincic, il Santa Marina, stava procedendo troppo velocemente e per giunta a poche decine di metri dalla costa. Lo zagabrese non stava neanche controllando il traffico marittimo, né quanto gli stava davanti. La parte prodiera aveva urtato in modo violento la barca a vela dei due veneti, la Santa Pazienza, colpendola sulla fiancata sinistra (parte poppiera). La velocità impressa al motoscafo killer era stata tale che il Santa Marina aveva scavalcato la barca a vela, uccidendo all’istante Salpietro e la Patella. «I due velisti avevano subito l’amputazione totale degli arti superiori – è quanto letto dalla Senecic – riportando la frattura della scatola cranica e subendo un’emorragia cerebrale. La morte era stata istantanea».
Comportandosi in quel modo, Horvatincic aveva violato sia il Codice marittimo, sia il Regolamento nazionale per evitare gli incidenti in mare. La collisione era avvenuta a poca distanza dall’isoletta di Barilac, con Horvatincic – a detta della procura – che avrebbe dovuto concedere la precedenza alla Santa Pazienza. Non lo aveva fatto, con il fuoribordo che aveva il pilota automatico inserito. Horvatincic non controllava la rotta, il traffico marittimo, né valutava i rischi causati da un simile comportamento. I due coniugi, dilaniati, erano finiti in mare, con Horvatincic che non si era preso la briga di prestare loro il benché minimo aiuto. L’atto d’accusa non prevede però il reato di omissione di soccorso perché erano deceduti sul colpo. La prossima udienza è in programma il 28 maggio, quando a testimoniare nella città dalmata sarà la giovane Anica Djerdja, che era a bordo del motoscafo di Horvatincic. È stato comunicato che ad ogni udienza sfileranno cinque testi. Fissato il calendario del processo: dopo il 28 agosto, si tornerà in aula il 18 giugno, il 2 luglio, il 29 agosto, il 4 settembre e il 4 dicembre. In quest’ultima data dovrebeb presentarsi il diportista tedesco Klaus Fuchs, che fu il primo ad accorrere nel luogo della tragedia. Ieri al tribunale sebenzano era presente il console italiano a Spalato, Paola Cogliandro.
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