«Non ho fatto del male a mia moglie Lilly. È sparita forse perché frequentava un altro»

Parla il marito di Liliana Resinovich, la 63enne di cui si sono perse

le tracce dal 14 dicembre. «Noi non litigavamo mai, c’è altro sotto»

Gianpaolo Sarti

TRIESTE. «Non so cosa è accaduto a Lilly. Tutto questo non ha un senso. Ma io non le ho fatto del male... noi non litigavamo mai».

Ha voglia di parlare Sebastiano Visintin. Quasi uno sfogo, il suo. Quasi a togliersi un peso che porta dentro da più di due settimane. Sua moglie, la sessantatreenne Liliana Resinovich, dipendente regionale in pensione, è scomparsa dalla mattina del 14 dicembre, un martedì. La donna è svanita nel nulla, lasciando nel suo appartamento di via Verrocchio 2, piccola trasversale di via Damiano Chiesa, borsetta, portafoglio, occhiali e cellulari.

Inevitabilmente, ora, le indagini si allargano su qualsiasi pista, dunque anche sulle affermazioni del marito Visintin, i suoi spostamenti e ciò che racconta di quella mattina.

Visintin, 72 anni, originario di Gorizia, è un ex fotografo. In passato aveva lavorato per Piccolo e Messaggero Veneto. Ha la passione della bicicletta, che condivide con la moglie. La coppia si conosce da oltre trent’anni. Ma l’uomo ha alle spalle un altro matrimonio, con cui ha avuto due figli. Una è deceduta una decina di anni fa, a 29 anni, di overdose. «Sì – spiega – è successo e adesso devo affrontare la scomparsa di mia moglie. Sono distrutto...».

La vicenda ha un retroscena importante. Quella mattina Lilly avrebbe dovuto incontrare un altro uomo, un ottantaduenne che la donna conosceva da anni e che – pare – aiutava nei lavori domestici. Lei e questo uomo si sono sentiti la mattina della scomparsa, alle 8.22, in una telefonata in cui Lilly lo avvisa che sarebbe arrivata a casa sua alle 10, più tardi della norma, perché prima sarebbe passata al negozio WindTre di via Battisti. Ma in quel negozio Liliana non andrà mai.

«Ero all’oscuro che mia moglie frequentava la casa di quell’uomo», afferma Visintin. «Me l’ha tenuto nascosto...».

Signor Visintin, iniziamo proprio da quella mattina. Cosa ricorda?

«Lilly si è svegliata alle 6 e ha messo su una lavatrice, poi mi ha chiamato e abbiamo fatto colazione assieme».

Le sembrava che avesse un comportamento normale?

«Sì, come sempre. Tra l’altro avevamo trascorso un bellissimo weekend: sabato eravamo a San Lorenzo per la presentazione di un libro di un mio amico, per il quale ho curato la parte fotografica. Domenica siamo stati a Grado in bici, mentre lunedì alle terme in Slovenia e poi a cena da amici in via Udine».

Restiamo su quella mattina. Lei cosa ha fatto?

«Sono uscito di casa alle 7.45 per consegnare a supermercati e pescherie alcuni coltelli che affilo nel mio laboratorio di via Donadoni, un’attività che svolgo da pensionato».

Però la sua prima versione era un’altra: aveva detto che quella mattina era andato a provare una telecamera GoPro per la bici.

«L’ho fatto dopo. Non ho raccontato dei coltelli perché non lo ritengo pertinente».

Lei e sua moglie avete avuto un diverbio quella mattina o nei giorni precedenti?

«No, non litigavamo mai».

Quella mattina sua moglie avrebbe dovuto recarsi a casa di un ottantaduenne presso cui svolgeva lavori domestici. Ci andava ogni martedì, lo sapeva?

«Ero all’oscuro di quella frequentazione, fintanto che non me l’ha detto lui, in una telefonata, dopo che mia moglie è scomparsa. Mi ha detto addirittura che si era recato al negozio WinTre per vedere se Lilly era stata lì. Ho detto alla polizia che bisogna scavare in quel rapporto. Lui dice che lei andava a sistemargli la casa, ma questo mi è difficile da capire: Lilly non si occupava di queste cose».

Che idea si è fatto della scomparsa?

«Non so, forse Lilly era spaventata del rapporto che aveva con quell’uomo ed è fuggita».

Ma perché proprio quella mattina? Cos’è successo?

«Chissà... forse voleva troncare quel rapporto. Ma sento dire in giro che io potrei aver fatto del male a mia moglie. Anche la polizia mi ha detto “si tolga un peso dal cuore”. Sono cose che mi feriscono, è come se volessero farmi confessare qualcosa. Ma se qualcuno pensa che io ho fatto del male a mia moglie perché ero geloso di quell’uomo, si sbaglia. Non ho alcuna responsabilità in quello che le è successo».

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