«Non fu l’esodo il movente della strage di Vergarolla»

Il libro dello storico Gaetano Dato apre nuovi scenari su quanto accadde a Pola nel 1946. Due le piste inedite suggerite, tra cui quella monarchico-fascista
Di Elisa Lenarduzzi

La strage di Vergarolla, che il 18 agosto 1946 provocò la morte di 63 persone e centinaia di feriti, tutti civili, non fu voluta da Tito per provocare l’esodo degli italiani da Pola, come di fatto avvenne l’anno successivo. L’esodo sarebbe stato solo una conseguenza secondaria dell’attentato. La verità sul movente e sugli autori dell’attacco terroristico, avvenuto mentre intere famiglie si trovavano sulla spiaggia per assistere alla gara natatoria “Coppa Scarioni”, sarebbe ancora impossibile da stabilire con chiarezza, anche se su quel tragico evento emergono due nuove piste, del tutto inedite, destinate provocare non poco scalpore.

A quasi 70 anni da uno degli episodi più drammatici del dopoguerra italiano, a offrire una nuova verità è lo storico Gaetano Dato, ieri protagonista a èStoria assieme ad Anna Vinci, con la quale ha tracciato un quadro del complesso contesto storico nel quale si inserisce la strage di Pola, a cui ha dedicato il libro “Vergarolla 18 agosto 1946. Gli enigmi di una strage tra conflitto mondiale e guerra fredda”, edito dalla Leg.

Dato, su impulso del circolo “Istria”, ha trascorso gli ultimi due anni immerso negli archivi di Washington, Londra, Zagabria e Roma, confrontando dati e versioni ufficiali, senza disdegnare la stampa dell’epoca, cercando di tirare le fila su quanto accaduto, anche tenendo conto della complessità del quadro internazionale di quegli anni che separarono la fine della Seconda guerra mondiale all’inizio della Guerra fredda. Ne è emerso un libro che non regala verità assolute, ma al contrario apre nuovi scenari.

L’unico dubbio che sembra essere dissolto è quello che per decenni ha accompagnato la verità sulla strage: fu un incidente o un attentato? «I documenti degli investigatori dell’epoca - la polizia civile e quella militare che indagarono sul fatto - parlano chiaro: le 28 mine accatastate sulla spiaggia non potevano esplodere senza un detonatore» ha spiegato Dato.

Nonostante la strage di Vergarolla sia da sempre ritenuta il simbolo dell’avvio dell’esodo da Pola, però, lo storico sostiene che non fu quello il movente dell’attentato, ma solo una sua conseguenza secondaria. «In quegli anni - ha spiegato - in Istria stava nascendo una guerriglia italo-croata a bassa intensità: solo la settimana prima della strage, a Pisino vennero uccisi alcuni soldati titini». Una delle ipotesi, quindi, è che furono sì gli jugoslavi a far esplodere le bombe, ma «per bloccare l’insurrezione italiana in Istria in chiave anti-croata, tra l’altro sostenuta dallo stesso De Gasperi e dal generale Cadorna».

Ci sarebbe, però, anche una seconda pista che secondo Dato non sarebbe da escludere: quella che vedrebbe nei monarchici e neofascisti italiani i veri autori della strage. «Il loro intento sarebbe stato quello di provocare una guerra tra Stati Uniti e Jugoslavia, della quale loro avrebbero approfittato per riportare il Re e la dittatura in Italia».

Gaetano Dato presenterà le sue tesi a Roma, alla Camera dei Deputati, il prossimo 13 giugno, assieme alla deputata Laura Garavini per chiedere che l’Italia, attraverso una commissione di storici indipendenti, faccia chiarezza una volta per tutte su quel drammatico 18 agosto 1946.

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