Non ci sono soldi per l’Isola Calva

Il ministero della Cultura croato stoppa l’iniziativa per trasformare l’ex lager di Tito in area del ricordo
Di Andrea Marsanich

FIUME. A otto anni dalla nascita dell’iniziativa, in Croazia non si è ancora riusciti a proclamare l’Isola Calva (Goli otok) quale area della rimembranza, dove poter onorare in modo dignitoso le vittime del regime di Tito. Come ben noto, su questa piccola isola altoadriatica operò un lager che dal 1948 al 1956 ospitò circa 16 mila oppositori dell’allora Jugoslavia, di cui 400 persero la vita, tra i quali diversi connazionali.

È certo che neanche quest’anno l’Isola Calva potrà beneficiare della legge che le garantirebbe di essere in regime di speciale tutela. Dal ministero della Cultura è stato fatto sapere che non ci sono i mezzi finanziari per sostenere l’iniziativa varata dall’associazione degli ex internati “Ante Zemljar”. «Il nostro dicastero – hanno risposto da Zagabria – non ha il denaro per dare vita e gestire una simile area. Un tanto spetta invece alle autonomie locali».

L’idea si è dunque fermata su un binario morto e nonostante le sollecitazioni della Commissione parlamentare per i diritti umani e delle minoranze nazionali, presieduta dal deputato al seggio garantito italiano al Sabor (parlamento croato), Furio Radin. «È da tre mandati che la mia commissione sta invitando il governo a risolvere la questione Isola Calva – così Radin – e non capisco perché manchi la volontà politica per compiere questo passo. Le vittime debbono essere ricordate in maniera adeguata e per sempre».

«Posso dire che nel mio organismo - continua il deputato italiano al Sabor di Zagabria - a prescindere dall’appartenenza partitica, c’è sempre stato consenso unanime sull’argomento Isola Calva. Sappiamo che la Croazia è flagellata da una pesantissima crisi economica, ma credo che i soldi verrebbero fuori per quegli investimenti strettamente necessari nell’ex campo di prigionia, mezzi da coprire con la valorizzazione turistica dell’Isola Calva».

«I continui rinvii rendono il progetto maggiormente costoso - conclude Radin - le strutture sono sempre più in rovina e di anno in anno abbiamo meno ex internati in vita. La commissione ha comunque deciso di non desistere anche perché il popolo che non ha ricordi non ha nemmeno un futuro».

Goran Antunac, dell’associazione “Ante Zemljar”, ha fatto sapere che la sua organizzazione si sta adoperando per reperire i mezzi finanziari necessari a fare dell’Isola Calva un’area del ricordo. «Se l’Europa non avesse deciso di commemorare le vittime dei regimi totalitari, credo che nel porticciolo dell’isola non sarebbe stata posta la targa in memoria delle vittime, scoperta anni fa dall’allora premier Jadranka Kosor. Se non avremo comprensione da parte del governo croato, ci rivolgeremo all’Unione europea, chiedendo ci aiuti. Sappiamo che dispone di un fondo intitolato L’Europa dei ricordi».

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