«Non ci resta che scendere in piazza»

«A Gorizia ci sono troppi controllori rispetto ai controllati. Il commercio, già in sofferenza, è vessato, impossibilitato a sopravvivere. Vanno applicati in modo diverso gli studi di settore, come da tempo stiamo segnalando. Bisogna tenere conto delle particolari problematiche della zona di confine e dei tanti cantieri aperti in città. Problemi che la politica non ci aiuta a risolvere e per questo, a settembre, scenderemo in piazza contro la casta dei politici regionali, sordi alle nostre istanze».
Pio Traini, per il terzo mandato presidente della Confcommercio provinciale, non usa giri di parole per sottolineare lo stato di grave crisi del comparto.
Traini, come sta il commercio goriziano?
È fermo. Alla recessione si uniscono problemi specifici di Gorizia. Perso il bacino d’utenza dei clienti sloveni, oggi la Slovenia produce una concorrenza spietata sia per la presenza della grande distribuzione, che per il regime fiscale decisamente più leggero.
Vi sentite tutelati dalle istituzioni politiche?
Non in modo adeguato. O meglio: con il Comune di Gorizia c’è un buon rapporto. Per quanto può, ci sostiene. Penso alla campagna che abbiamo avviato per chiedere ai proprietari dei negozi di abbassare gli affitti ed ai progetti comuni per la promozione del territorio.
Queste campagne hanno dato buoni esiti?
Qualcosa, ma è ancora poco. Certi proprietari non capiscono che oggi il mondo è cambiato. Il risultato è che un imprenditore che volesse aprire un negozio dovrebbe partire dallo sborsare subito tre-quattromila euro di affitto nelle zone più frequentate di Gorizia.
Chi non vi tutela?
La casta! Poco sostegno e interesse per i nostri problemi. Da tempo lanciamo allarmi e proposte. Nulla. Non ci resta che scendere in piazza.
Il Comune di Gorizia ha riqualificato il centro storico. Ne derivano benefici al commercio cittadino?
È innegabile che oggi la città sia più bella. Quanto ai benefici qualcosa si vede ma per ottenere risultati ci vorrà tempo. Dobbiamo piuttosto investire decisamente sul marketing con una campagna battente per farci conoscere altrove.
Parliamo della qualità dei negozi goriziani. Come stiamo?
È la nostra scommessa. La città sta patendo un continuo calo demografico e la rete commerciale oggi è sovradimensionata. Dobbiamo razionalizzare i punti vendita e innalzare la qualità dell’offerta, specializzandoci in modo tale da non subire la concorrenza della grande distribuzione. Inoltre, il settore deve procedere a una riduzione dei costi.
Quali sono i rapporti tra Confcommercio e Camera di commercio?
Si può fare sempre di più. Attraverso il Confidi la Camera di commercio ha aiutato molto i commercianti a superare il momento di maggior crisi coprendo il 75 per cento dei prestiti ed allocando per tale scopo una cifra importante. Purtroppo la crisi permane.
Lei è nel cda della Fondazione Carigo; la “cassaforte provinciale” vi sostiene?
Non può farlo per statuto. Ma la Fondazione, pur avendo meno somme a disposizione per i finanziamenti, non si tira mai indietro per sostenere iniziative che aiutano anche il comparto commerciale.
A Gorizia è un fiorire di sportelli bancari. Cos’è, siamo tutti ricchi e non lo sappiamo?
Non credo proprio. Tante banche avevano un senso dopo la caduta del confine per intercettare i risparmiatori sloveni. Oggi le banche non aiutano a sufficienza i commercianti. Dovrebbe essere delegata al direttore di filiale maggior autonomia nella concessione di prestiti ai commercianti. I quali si rivolgono alla banca per un’emergenza e quindi non possono avere tempi lunghi per la risposta.
Traini, onestamente: come fa oggi a sopravvivere un commerciante goriziano?
Bella domanda, è un’impresa. Faccio un esempio paradossale. È venuto da me un commerciante di lunga data esponendo la sua situazione. Il negozio non rende e dovrebbe chiuderlo, ma non lo può fare perché in quel caso dovrebbe estinguere il fido in banca vendendo la casa. Ma si troverebbe poi nella condizione di vivere con una pensione di 6-700 euro al mese e con un affitto da pagare. Insomma, la crisi costringe in alcuni casi a tenere aperti i negozi.
Suppongo che in questa situazione la situazione finanziaria della Confcommercio Gorizia non sia rosea.
Non navighiamo nell’oro, per questo abbiamo compresso i costi al minimo, ma non abbiamo mai chiuso un bilancio in deficit. Resistiamo per sostenere i nostri associati. Anzi, invito i negozianti ad iscriversi a Confcommercio Gorizia: più si è meglio ci si difende. Prima o dopo Gorizia verrà fuori dalla crisi.
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