«Noi soci Coop truffati da una cricca»
TRIESTE Livio Marchetti, il presidente del Cda commissariato dalla magistratura. Augusto Seghene, il presunto uomo ombra finito sotto inchiesta con Marchetti per bancarotta. Pier Paolo Della Valle, lo storico presidente del Collegio sindacale divenuto direttore generale nella parte finale dell’era Marchetti. Ma anche Roberto Molinaro, l’assessore regionale alla Cooperazione dal 2008 al 2013, Sergio Bolzonello, il vicegovernatore in carica della Regione che è succeduto in quella delega a Molinaro, nonché Lorella Torchio, il revisore straordinario della Regione incaricato a suo tempo di controllare i conti delle Coop operaie dallo stesso assessorato di Molinaro.
E, ancora, i responsabili delle società di revisione contabile assoldate negli anni dal Cda Marchetti, e pure gli organi di vigilanza delle due centrali cooperative nazionali: la “rossa” LegaCoop e la “bianca” Confcooperative. Ce n’è davvero per tutti. Una lunga lista di persone e istituzioni - denunciate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata in sintesi alla truffa dei soci - compare in un esposto firmato da oltre cento titolari di libretti sociali delle stesse Coop operaie, che è stato presentato nelle scorse settimane al capo della Procura Carlo Mastelloni. Persone e istituzioni che i firmatari dell’esposto ritengono responsabili, appunto, in parte di malagestione consapevole e in parte di omesso controllo doloso, altrettanto consapevole, nella vicenda che ha travolto le Operaie.
È una lista, insomma, di soggetti che questi cento e più soci denunciano come presunti responsabili o meglio corresponsabili del caso Coop, e in particolare della probabile impossibilità di una totale restituzione dei soldi depositati nei libretti sociali: l’avvocato Maurizio Consoli, l’amministratore e liquidatore straordinario del gruppo cooperativo triestino, ha “promesso” com’è noto, nel piano di concordato già omologato, un rimborso superiore all’80%, ma non integrale.
Ad oggi, va precisato, non è dato conoscere se sia stato aperto o meno in Procura un fascicolo d’indagine per associazione per delinquere o in subordine per concorso in false comunicazioni sociali, impedito controllo e bancarotta faudolenta, nonché per attività bancaria abusiva, ovvero tutte le ipotesi di reato inserite in tale denuncia. Così come va pure precisato non risulta, sempre ad oggi, nessuna archiviazione, alcun cestinamento.
L’esposto, per quanto è possibile sapere e desumere, “pende” in Procura e non è stato cestinato, non ancora almeno, posto che i denuncianti attraverso il legale che formalmente li “coagula” e che ha presentato fisicamente l’incartamento - cioè l’avvocato Stefano Alunni Barbarossa, ex spina nel fianco della giunta Tondo sulla questione Coop quand’era consigliere regionale - non hanno ricevuto comunicazione da Foro Ulpiano, come richiesto espressamente qualora accada, a proposito di un’eventuale archiviazione.
«Il tema è il “risparmio tradito” con l’azione fraudolenta e consapevolmente convergente, non solo di uno o più ma di tutti gli attori cui è demandata la gestione, la sorveglianza, che ha poi determinato un rilevante danno economico e sociale», recita l’esposto, che chiama in causa, in fila, «presidente della Cooperativa, Cda, Collegio sindacale, amministratore occulto, direttore generale, società di revisione, LegaCoop e Confcooperative, Regione e revisore straordinario».
Il documento spedito a Foro Ulpiano, in oltre 40 pagine, ripercorre fatti ormai già passati alla storia, come i bilanci in rosso dell’ultima decade, contestandone però i raddrizzamenti resi possibili da «operazioni infragruppo» di quote e soprattutto immobili, foriere di «plusvalenze a sollievo del conto economico della capogruppo».
Fino a sostanziale esaurimento del patrimonio netto. Ma, nel frattempo, «senza censura alcuna, ingenerando così la ragionevole convinzione e/o sospetto che si sia consumata una vera e propria “congiura del silenzio” a danno dei soci prestatori». «I firmatari dell’esposto - conferma l’avvocato Alunni Barbarossa - erano in origine più di cento, e altri se ne stanno accodando. Nell’auspicabile ipotesi in cui la Procura dovesse promuovere un procedimento penale per una o più delle ipotesi di reato citate, ci riserviamo di costituirci parte civile a fini risarcitori. Per questione di danaro e di principio. Per quanto sia stato ottimo il lavoro del collega avvocato Consoli, secondo il piano di concordato i soci prestatori dovranno infatti rinunciare a quasi il 20% dei loro risparmi».
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