«Noi di San Floriano del Collio forse siamo poveri, ma felici»

Parlano i residenti del paese del Collio, finito in fondo alla classifica isontina dei redditi con un imponibile medio di 13.627 euro. Kristina: «Non vorrei vivere altrove». Manuel: «Qui ci diamo tutti una mano»
La chiesetta di San Floriano
La chiesetta di San Floriano

SAN FLORIANO “Poveri”, ma felici. Provando a indovinare lo slogan e giocando un po’ con le parole (la vera povertà, per fortuna, è altra cosa), potremmo definire così gli abitanti di San Floriano del Collio. I freddi numeri li collocano all’ultimo posto della classifica provinciale per reddito imponibile medio – con 13.627 euro –, ma con le loro testimonianze raccontano bene come spesso le statistiche, da sole, non riescano a dire tutto. Perché nella “perla del Collio” un po’ tutti dicono che «a San Floriano si vive proprio bene».

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Già, del resto chi non conoscesse il paese e vi arrivasse curioso di scoprire l’abitato più povero della provincia probabilmente salirebbe le rampe e i tornanti che portano quassù attendendosi magari di osservare luoghi dimessi, edifici umili, strade e monumenti trascurati. Invece, curva dopo curva, verrebbe sorpreso da scorci mozzafiato sulla natura (e sulle vigne che rendono famoso quest’angolo di Collio), dalle grandi case curate, dalle strade tranquille e, soprattutto, dalle persone soddisfatte di essere dove sono.

«Quando ho letto che abito nel paese più povero della provincia mi sono meravigliata, onestamente – dice ridendo Kristina Corsi –, non l’avrei pensato. E anzi ho riflettuto con mio marito che non farei a cambio, non vorrei vivere in nessun altro posto. Certo non abbiamo negozi e supermercati, ma qui si sta bene, e solo immaginare di dovermi mettere alla ricerca di un parco pubblico per far giocare i bambini, mi mette tristezza: qui a San Floriano possono correre nella natura ovunque, fuori dalla porta di casa». Sulla stessa lunghezza d’onda anche la dipendente comunale Nadja Znidarcic: «Certo siamo una realtà molto piccola e mancano molte cose, e penso soprattutto ai giovani che per trovare lavoro talvolta devono andare lontano, ma San Floriano non è un paese dimesso, tutt’altro – dice –. Lo dimostra anche il fatto che, in generale, e per fortuna, non ci sono particolari situazioni di disagio, e qui c’è un forte senso di comunità».

A proposito di giovani, però, c’è anche chi abitando altrove (a Gorizia) ha scelto proprio San Floriano per vivere e lavorare. Come Manuel Furlan, aiuto cuoco della rinomata osteria enoteca “Dvor”. «In passato ho avuto modo di vivere anche in grandi città, e devo dire che la tranquillità e la bellezza di un paese come San Floriano non hanno prezzo, e fanno sopportare qualche piccolo disagio logistico – racconta –. Non so dire se siamo ricchi o poveri, ma so che ci conosciamo tutti e ci diamo una mano quando serve, anche nelle piccole cose. E i turisti, che arrivano sempre più numerosi, perfino dagli Stati Uniti, si innamorano di San Floriano».

Da fuori, ma per lavorare proprio da “Dvor” (locale storico che tra l’altro ha appena festeggiato 130 anni), arriva anche Eleonora Clemente (assieme al marito Drago Viler), di Fogliano Redipuglia: «In questa piccola realtà ci sono alcune delle aziende agricole e dei locali più rinomati del territorio, ed è un piacere oltre che un onore poterne fare parte – racconta –. La vera ricchezza sono le persone, sulle prime forse un po’ diffidenti con i forestieri, ma poi capaci di rivelarsi straordinarie». –


 

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