NoBiomasse a Gorizia, nuovo esposto in Procura

Il Comitato che si oppone alle realizzazione delle centrali passa all’attacco: «Non si può realizzarle in mezzo alle abitazioni»

GORIZIA No alla centrale a biomasse in mezzo alle abitazioni dei quartieri di Sant’Andrea, Sant’Anna e Campagnuzza, a fronte di una zona industriale «desertificata e alla disperata ricerca di un senso e di un ruolo».

C’era da aspettarselo. Sì, era prevedibile che la notizia data in esclusiva da “Il Piccolo” dell’imminente avvio dei lavori per la realizzazione della prima delle due centrali a biomasse da parte della Rail Service (gruppo Roitz) scatenasse il putiferio. Il Comitato di cittadini NoBiomasseGO si è rimesso subito in moto. E ha presentato un’ulteriore segnalazione alla Procura della Repubblica ad integrazione della precedente consegnata alla fine del 2015. Insomma, la lotta continua.

 

Gorizia: la centrale a biomasse sarà pronta entro l’anno

 

«La segnalazione - ha spiegato la portavoce Martina Luciana durante una conferenza stampa – prende spunto dalle proroghe richieste da Rail Service rispetto le date di inizio e fine lavori della centrale sud e della centrale nord, osservando anche che le motivazioni indicate nelle istanze di proroga non corrispondevano alle ipotesi espressamente previste dalla legge, né le rispettive proroghe concesse dal dirigente della Provincia contenevano valutazione delle motivazioni addotte, ai sensi dell’art. 3 della legge 241/1990. Per la centrale Sud la motivazione riguarda le difficoltà economiche che hanno costretto il proponente (Roitz, ndr) ad uno slittamento dei termini per la realizzazione delle opere. Per la centrale Nord, la motivazione riguarda la mancata attivazione dei registri per l’accesso agli incentivi previsti per la produzione di energia da fonti rinnovabili».

Parallelamente, il Comitato sollecita nuovamente la Direzione centrale ambiente energia della Regione, dopo lo scioglimento delle Province e il passaggio delle relative competenze in materia ambientale alla Regione. «Quest’iniziativa imprenditoriale - ammonisce il Comitato - è mossa da un interesse puramente imprenditoriale e privato, travestito da green economy. Il progetto, inizialmente, era stato spacciato come utile a creare 40 posti di lavoro, una centrale a biomasse funzionale ad alimentare un impianto per il trattamento e recupero di rifiuti di alluminio (industria insalubre) ed un’altra centrale necessaria in parte alle esigenze del trattamento rifiuti e in parte disponibile a produrre calore per un impianto di teleriscaldamento».

 

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Il Comitato, approfittando della campagna elettorale, ha chiesto ieri mattina se la politica locale intende replicare nel futuro «questa esperienza di ponderazione degli interessi in cui quelli diffusi non sono stati adeguatamente considerati e se ritengano rappresenti uno standard l’esercizio della discrezionalità amministrativa pieno di ombre e di mancati chiarimenti. Anche i cittadini, la loro salute, la loro vita quotidiana, i loro figli fanno parte del limite ecologico. Quante centrali a biomasse si pensa di lasciar costruire all’interno della cinta urbana sottovalutando gli impatti ambientali e senza curarsi dell’utilità sociale dell’iniziativa imprenditoriale e delle istanze dei cittadini?

Basta una millantata offerta di 40 posti di lavoro per sacrificare le esigenze di tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente in cui essi vivono, soprattutto dopo aver verificato che i quaranta posti di lavoro non esistono e nessuna compensazione effettiva è prevista per la collettività? In quali programmi elettorali stanno scritte a chiare lettere le buone intenzioni per una crescita della città sostenibile per le persone e per l’ambiente, per zero consumo di suolo, per il miglioramento delle prestazioni ambientali e per una progettazione partecipata con la cittadinanza?», i quesiti formulati da Martina Luciani. Stefano Cosolo, dal canto suo, ha invocato una «visione sostenibile» per lo sviluppo di Gorizia. «Abbiamo una zona industriale che langue e si dà il via libera alla realizzazione di una centrale a biomasse vicino alle abitazioni. Pazzesco».

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