Nobel a Gore, vittoria anche per Trieste

Nell’Ipcc, il gruppo di studio premiato, c’è lo scienziato triestino Filippo Giorgi
TRIESTE
C’è anche un giovane ricercatore di Trieste, il fisico Filippo Giorgi, nel board del Comitato vincitore del premio Nobel per la Pace Ipcc, insieme ad Al Gore. Lo scienziato è infatti l’unico italiano presente nell’organo esecutivo del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’Onu, vincitore del prestigioso riconoscimento. È stato uno degli autori del secondo e del terzo rapporto sui mutamenti climatici nel mondo.


A Trieste, lo studioso lavora come ricercatore responsabile di una sezione del Centro Internazionale di Fisica Teorica «Ictp Abdus Salam», con sede a Miramare. Alla notizia del premio Nobel, Giorgi non ha nascosto la sua profonda emozione. «Ho ricevuto la notizia da un collega tedesco - ha raccontato - ed ancora non capisco bene cosa stia succedendo». Secondo Giorgi, «il motivo per il quale l'Ipcc è stato scelto per il Nobel è la coscienza che i cambiamenti climatici possano creare ancora molti contrasti fra le nazioni, visto i problemi come la scarsità di acqua in regioni più vulnerabili di altre con conseguenti esodi di massa».


«Con questo riconoscimento - ha aggiunto Giorgi - viene premiato anche l’impegno del comitato Ipcc per divulgare la gravità della situazione all'opinione pubblica». Per quanto riguarda il futuro, secondo Giorgi, «dobbiamo concentrarci sempre di più sulla comunicazione e sulla divulgazione scientifica». «L'opinione pubblica - ha spiegato - è al momento consapevole della gravità del problema ma bisogna convincere anche i governi e trovare politiche che, da un lato, riescano a diminuire le emissioni dei gas serra e, dall'altro, non impediscano la crescita dei paesi, soprattutto di quelli in via di sviluppo». «La situazione si presenta preoccupante - ha spiegato Giorgi - e si deve agire presto per farsi che questi cambiamenti climatici non diventino così forti da mettere veramente in pericolo la società».


Insomma, secondo lo scienziato uno dei messaggi più importanti del Nobel è proprio quello che di rimboccarci tutti le maniche, a partire anche da Trieste. Il tutto perché il riscaldamento globale è al momento in atto, e nell’Europa, è più marcato che in altre zone del pianeta. L’ultimo rapporto dell’Ipcc - sul quale Giorgi ha lavorato per anni - attesta che è l’uomo la causa principale di tale riscaldamento, per lo meno negli ultimi 50 anni. Sotto accusa - le emissioni di gas serra, ovvero di anidride carbonica, metano, ozono, generate dal complesso delle attività umane (industria, agricoltura, spostamenti ecc). Secondo le proiezioni attuali, nei prossimi decenni, la temperatura terrestre si innalzerà ancora, con effetti sempre più preoccupanti.


«Il problema è che le emissioni continuano ad aumentare ad una velocità maggiore di quelle che erano le peggiori previsioni di cinque anni fa» ha affermato lo scienziato di Trieste. Se non si si agisce presto, assisteremo quindi fra l’altro a fenomeni come l’ulteriore riduzione dei ghiacciai, il calo delle riserve d’acqua dolce o delle precipitazioni, ma anche ad un aumento delle patologie legate al caldo o ad una crescita di fenomeni meteorologici estremi quali tempeste o uragani. In questo contesto, quali sono però le azioni che ci porterebbero a fare un grosso passo avanti oltre a prevedere lo stato di salute del nostro pianeta? «Investimenti in tecnologie alternative per esempio» ha risposto Giorgi, sottolineando inoltre che entro i prossimi 30 anni bisognerà attuare delle politiche di riduzione delle emissioni di gas serra nell’ordine del 30-40%. E per quanto riguarda la ricerca sui cambiamenti climatici?


Secondo lo studioso siamo ad «un punto di svolta». Nel prossimo appuntamento con gli scienziati del Comitato Ipcc, programmato il 12 novembre a Valencia in Spagna, saranno presentate infatti le ultime valutazioni tecniche del quarto rapporto Ipcc, che ha coinvolto migliaia di esperti provenienti da circa 130 paesi. Si tratta di un documento tecnico che dovrà stare alla base delle politiche che a fine anno saranno discusse in una conferenza mondiale a Bali da tutte le nazioni Onu, nel tentativo di stabilizzare la quantità di gas serra sotto i valori di guardia. «Spero - ha commentato infine Giorgi - che questo premio Nobel contribuisca anche alla buona volontà dei paesi che parteciperanno a queste negoziazioni». Il ricercatore non ha nascosto che “non è facile portare avanti un lavoro simile poiché ogni singola frase viene rivista, discussa e solo poi approvata”.


Nel 2001 infatti, in occasione del precedente rapporto mondiale sul clima, si è infatti discusso per ore prima di decidere se scrivere nel rapporto che i cambiamenti climatici sono attribuibili all’uomo «molto probabilmente», «quasi certamente» o «in modo certo». Diverse sfumature che posso però fare la differenza...


Gabriela Preda

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