No secco alla diga, si è costituito il Comitato Isonzo

Raccoglie a Gorizia forze politiche, associazioni ecologiste e ambientaliste, esperti e vuole impedire la realizzazione di infrastrutture sul fiume perché considerate inutili e troppo impattanti
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 11.08.2013 Isonzo in secca Sagrado Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11.08.2013 Isonzo in secca Sagrado Fotografia di Pierluigi Bumbaca

No alla realizzazione di dighe o traverse lungo l’Isonzo. Questo il messaggio che lanciano le “anime” ecologiste e culturalmente attente alla conservazione della città e delle sue risorse ambientali e paesaggistiche: soggetti che hanno ritenuto di costituire un tavolo di coordinamento e una cassa di risonanza sulla questione della tutela dell’Isonzo contro interventi invasivi. «La risposta alla proposta - si legge in un comunicato - è stata corale, ed ha riunito le più diverse voci che da tempo, e da prospettive diverse, sostengono l’inutilità, l’incongruenza dei fondamenti giuridici e scientifici, e il danno ambientale che verrebbero causati dalla realizzazione di un bacino nel tratto goriziano del fiume».

Si è pertanto costituito il “Comitato Isonzo”, che riunisce i delegati di partiti politici, associazioni e esperti: sono rappresentati Sel, Movimento 5 Stelle, associazione radicale Trasparenza è Partecipazione, Federazione provinciale dei Verdi, Associazione Essere Cittadini, Forum Cultura per Gorizia. «È attesa e auspicata l’adesione di altre organizzazioni e associazioni», scrivono i promotori. Che aggiungono: «L’identità del Comitato Isonzo è neutra rispetto le sue eterogenee componenti ma è politica nel senso più profondo del concetto: intende cioè agire in difesa di un bene comune, in nome dell’interesse della comunità e delle generazioni future e in alternativa agli interessi economici e mercantili che pilotano la gestione delle risorse in direzione opposta a quella indicata dalle attuali fonti normative e dalle linee-guida nazionali e comunitarie in tema di sviluppo e tutela ambientale e, nello specifico, all’interno di un bacino idrografico internazionale».

Il Comitato intende «produrre, coordinare e sostenere nelle prossime settimane occasioni di approfondimento, rivolte alla cittadinanza, sugli aspetti tecnici, scientifici e giuridici che motivano la volontà di impedire la realizzazione di infrastrutture sull’Isonzo, indicando le alternative per tutelare l’ambiente e la vita del fiume e per ripensare i meccanismi diretti a fronteggiare le carenze d’acqua e i sempre crescenti fabbisogni idrici del comparto agricolo. A cominciare dal fatto che le norme del trattato di Osimo relative alla gestione dell’Isonzo, oltre a prevedere situazioni e relazioni tra le due nazioni confinanti diverse da quelle poi realizzate, sono completamente avulse rispetto l’evoluzione del diritto nazionale, del diritto comunitario e internazionale, e dalle condizioni oggettive del fiume già sottoposto alla pressione del cambiamento climatico in atto. I cittadini, enti ed associazioni interessati possono prendere contatto, in questa prima fase organizzativa, scrivendo a: comitatoisonzo@gmail.com».

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