No secco alla diga, si è costituito il Comitato Isonzo
No alla realizzazione di dighe o traverse lungo l’Isonzo. Questo il messaggio che lanciano le “anime” ecologiste e culturalmente attente alla conservazione della città e delle sue risorse ambientali e paesaggistiche: soggetti che hanno ritenuto di costituire un tavolo di coordinamento e una cassa di risonanza sulla questione della tutela dell’Isonzo contro interventi invasivi. «La risposta alla proposta - si legge in un comunicato - è stata corale, ed ha riunito le più diverse voci che da tempo, e da prospettive diverse, sostengono l’inutilità, l’incongruenza dei fondamenti giuridici e scientifici, e il danno ambientale che verrebbero causati dalla realizzazione di un bacino nel tratto goriziano del fiume».
Si è pertanto costituito il “Comitato Isonzo”, che riunisce i delegati di partiti politici, associazioni e esperti: sono rappresentati Sel, Movimento 5 Stelle, associazione radicale Trasparenza è Partecipazione, Federazione provinciale dei Verdi, Associazione Essere Cittadini, Forum Cultura per Gorizia. «È attesa e auspicata l’adesione di altre organizzazioni e associazioni», scrivono i promotori. Che aggiungono: «L’identità del Comitato Isonzo è neutra rispetto le sue eterogenee componenti ma è politica nel senso più profondo del concetto: intende cioè agire in difesa di un bene comune, in nome dell’interesse della comunità e delle generazioni future e in alternativa agli interessi economici e mercantili che pilotano la gestione delle risorse in direzione opposta a quella indicata dalle attuali fonti normative e dalle linee-guida nazionali e comunitarie in tema di sviluppo e tutela ambientale e, nello specifico, all’interno di un bacino idrografico internazionale».
Il Comitato intende «produrre, coordinare e sostenere nelle prossime settimane occasioni di approfondimento, rivolte alla cittadinanza, sugli aspetti tecnici, scientifici e giuridici che motivano la volontà di impedire la realizzazione di infrastrutture sull’Isonzo, indicando le alternative per tutelare l’ambiente e la vita del fiume e per ripensare i meccanismi diretti a fronteggiare le carenze d’acqua e i sempre crescenti fabbisogni idrici del comparto agricolo. A cominciare dal fatto che le norme del trattato di Osimo relative alla gestione dell’Isonzo, oltre a prevedere situazioni e relazioni tra le due nazioni confinanti diverse da quelle poi realizzate, sono completamente avulse rispetto l’evoluzione del diritto nazionale, del diritto comunitario e internazionale, e dalle condizioni oggettive del fiume già sottoposto alla pressione del cambiamento climatico in atto. I cittadini, enti ed associazioni interessati possono prendere contatto, in questa prima fase organizzativa, scrivendo a: comitatoisonzo@gmail.com».
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