No del Tar al ricorso bis dei genitori, alle superiori aule chiuse fino al primo febbraio in Fvg
TRIESTE. Il ritorno in classe alle superiore è confermato, come da volontà del governatore Massimiliano Fedriga, lunedì primo febbraio. Il Tar del Friuli Venezia Giulia respinge infatti il secondo ricorso per una ripartenza anticipata rispetto all’ordinanza in vigore firmata dal presidente della Regione. Alla macchina organizzativa, come da segnalazione emersa dall’Ufficio scolastico regionale, servono non meno di quattro giorni per mettere a punto il rientro in presenza.
E dunque, è la valutazione del Tar Fvg, si può aspettare il primo giorno di febbraio senza aggravare il danno lamentato dai ricorrenti. Danno che Oria Settesoldi, presidente del Tribunale amministrativo regionale, continua a ritenere «non sfornito di principio di prova». Il riferimento è al disagio psicofisico da didattica a distanza su cui si era fondato anche il primo ricorso, accolto la scorsa settimana dal Tar Fvg, con conseguente nuova ordinanza della Regione a ribadire la prosecuzione della dad per precauzioni anticontagio.
La situazione non è parsa dunque alla magistratura più di tanto cambiata nel merito, nonostante l’ordinanza di sabato 16 gennaio sia stata ulteriormente motivata con report aggiuntivi che dimostrano l’incidenza elevata sul territorio regionale del virus e l’inopportunità, è la tesi della giunta, di una didattica in presenza prima della fine del mese.
Ma sono intervenute, spiega Settesoldi nella sentenza diffusa nel tardo pomeriggio di giovedì 21 gennaio, questioni logistiche. Il giudice le aveva verificate qualche ora prima nel confronto in videoconferenza con la presidenza della Regione, i prefetti, l’Ufficio scolastico regionale e i legali (Filippo Pesce, che ha firmato il doppio ricorso, e Beatrice Croppo, dell’Avvocatura).
Se Fedriga ha ribadito la linea della prudenza e i prefetti hanno rimarcato che i piani sicurezza e trasporti, elaborati nei quattro territori provinciali, erano già stati blindati per una didattica in presenza al 50% già dallo scorso 7 gennaio, come era sembrato possibile prima di un peggioramento della curva pandemica, il mondo della scuola ha chiesto tempo, almeno quattro giorni, per poter ripartite al meglio. Un’istanza che Settesoldi ha prima raccolto e poi trasferito nella sentenza. La trattazione è stata fissata in camera di consiglio il 10 febbraio.
Ma, dato che «l’amministrazione scolastica necessita di tempi tecnici imprescindibili per organizzare il rientro in presenza», è necessario «tenere conto dello scenario fattuale». E pertanto «una sospensione dell’ordinanza regionale impugnata non potrebbe portare a una ripresa della didattica in presenza prima di mercoledì 27 gennaio». Un’anticipazione di soli quattro giorni rispetto al 31 gennaio, data in cui comunque verrebbe a scadere il ricorso alla didattica digitale integrata per il 100% delle attività scolastiche. Un tempo «limitatissimo, che non permette di ritenere particolarmente grave il danno lamentato dalla parte ricorrente».
In sintesi, se la tesi dei ricorrenti non è stata sconfessata, il governatore, che in serata preferisce non commentare l’esito, pur favorevole, della vicenda, è riuscito a centrare l’obiettivo di tenere a casa gli studenti delle superiori per tutto gennaio. Non diversamente da quanto accaduto nelle stesse ore, con una analoga sentenza del Tar Veneto, a Luca Zaia.
Fedriga ha spiegato che la dad si è imposta in presenza di un contagio preoccupante, soluzione peraltro adottata pure in altre regioni. Dal capogruppo del Pd Diego Moretti, intervenuto prima della sentenza, arriva però una stoccata: «Fedriga non continui ad alimentare inutili scontri ed eviti contrapposizioni con studenti e genitori che chiedono la riapertura delle scuole. Sul ritorno in presenza si è espresso già il Cts, non si faccia una battaglia politica solo per assecondare Salvini».
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