No del Consiglio alla centrale a biomasse

Niente compatibilità urbanistica: 21 voti contrari, solo 5 favorevoli. Il capogruppo del Pd Cingolani: «Il sito sarebbe stata troppo vicino alle case»
Di Francesco Fain

Un’opposizione netta. E assolutamente trasversale. Il Consiglio comunale di Gorizia ha negato la compatibilità urbanistica all’impianto di produzione di energia elettrica da gassificazione di biomasse solide che doveva sorgere in via Trieste, nell’area ferroviaria. Significa che l’impianto ben difficilmente sarà realizzato in quella zona.

Ventuno i voti contrari (Abrami, Baiocchi, Bandelj, Bianchini, Botteghi, Bressan, Cingolani, Comelli, Hassek, Korsic, Marcosig, Peterin, Piscopo, Policardo, Prignano, Saia, Stasi, Tabaj, Traini, Tucci e Zorzenon), sette gli astenuti (Ciotta, Oreti, Romoli, Sartori, Tavella, Turco e Vascotto) e soltanto cinque i favorevoli (Bressan, Pettarin, Punteri, Roldo e Romano). L’impianto, proposto dalla Rail Services srl di Enrico Roitz, avrebbe prodotto una potenza elettrica immessa in rete lorda pari a 993 Kw e una potenza termica di circa 3,860 MWt. Il combustibile primario era costituito da biomassa legnosa vergine, composta da cippato di opportuna pezzatura ottenuta con un procedimento meccanico. La centrale avrebbe funzionato a ciclo continuo per circa 7.500 ore/anno consumando 8.500 tonnellate di biomassa. Si prevedeva di conferire il cippato nell’impianto mediante vagoni ferroviari, utilizzando la linea interna al sito di proprietà della ditta proponente.

Ma il Consiglio comunale ha “stoppato” l’iniziativa imprenditoriale. Troppe le perplessità e troppi i dubbi riguardo l’impatto sulla qualità dell’aria e riguardo anche all’impatto acustico, nonostante le rassicurazioni di Roitz. «Credo che, a questo punto, non ci siano più margini per la realizzazione della centrale - commenta Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd in consiglio comunale -. C’è una sentenza della Corte costituzionale: sembra dire che il parere del Consiglio comunale non sia vincolante ma tale pronunciamento riguarda solamente gli impianti a rete. Non credo che la Provincia dirà “sì” quando il Comune ha detto “no”: sarebbe una forzatura fuori luogo». Cingolani aggiunge anche altri concetti, veicolati anche via Facebook: «La centrale sarebbe stata troppo vicina alle abitazioni, a un asilo e a una scuola scuola materna che sarà costruita a breve, oltre che a pochi passi da alcuni esercizi commerciali. Perciò il Consiglio ha respinto la compatibilità urbanistica. Inoltre, la proposta di recuperare il calore prodotto per spegnere altre caldaie della zona (dopo un anno e mezzo dalla richiesta che in molti avevamo formulato in Consiglio) è rimasta una fumosa dichiarazione d’intenti, senza uno studio di fattibilità minimamente credibile».

L’assessore comunale all’Urbanistica Guido Germano Pettarin è di parere diverso (ne parliamo anche a fianco). Non a caso ha appoggiato con il suo voto la delibera. «Purtroppo - dice - quella che doveva essere una delibera sulla compatibilità urbanistica si è trasformata nel contenitore di mille prese di posizione, distinguo, tesi sull’inquinamento. Mi aspettavo un altro tipo di dibattito, più rispondente alla questione urbanistica». Ma che ne sarà del progetto? «È vero che la conferenza dei servizi non è vincolata dal parere dei Comuni ma mi sembra difficile che decida in barba a quanto determinato dal Consiglio comunale».

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