«No alla chiusura dei consolati di Capodistria e Spalato»

TRIESTE. Non si palca la polemica innescata dalla decisone della farnesina di chiudere i consolati italiani a Capodistri ae Spalato nell’ambito di una complessiva riorganizzazione (e relativi...
Il centro storico di Capodistria
Il centro storico di Capodistria

TRIESTE. Non si palca la polemica innescata dalla decisone della farnesina di chiudere i consolati italiani a Capodistri ae Spalato nell’ambito di una complessiva riorganizzazione (e relativi risparmi) del sistema diplomatico italiano. L'on Tamara Blažina ritiene quantomeno affrettata la decisione di chiudere i consolati di Capodistria e Spalato soppratutto se si tiene in considerazione l'importante presenza della minoranza italiana in Slovenia ed in Croazia. La funzione delle sedi diplomatiche in tali luoghi riveste infatti un ruolo particolare, così come il consolato sloveno a Trieste per la presenza della minoranza slovena. L’esponente del Pd boccia inoltre la proposta del presidente dell’Unione degli istriani Massimiliano Lacota di provvedere a una razionalizzazione delle sedi delle Comunità italiane in Istria. «Non stupisce per altro tale polemica - sostiene - lanciata da chi ha tentato per anni di rinfocolare i motivi di scontro tra le comunità qui presenti, privilegiando sempre le provocazioni al dialogo». I consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia Rodolfo Ziberna (Pdl) e Bruno Marini (Gruppo Misto-Forza Italia) hanno presentato una interpellanza alla presidente della Regione Debora Serracchiani per sollecitarla ad intervenire presso il ministro degli Esteri Emma Bonino per chiedere innanzitutto un rinvio di ogni provvedimento di chiusura al fine di consentire un esame approfondito e condiviso alla luce dei dati afferenti la movimentazione ulteriore che avrà luogo con l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea. «Sono consolati - scrive l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata al ministro Bonino e alla presidente Serracchiani - che rappresentano un punto di riferimento insostituibile per i nostri connazionali in Slovenia e Croazia, unico caso di comunità autoctone fuori dai confini nazionali».

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