«No al Parco del mare» La protesta animalista sbarca in Piazza Unità
Nonostante il rinvio della seduta del Consiglio comunale in cui si sarebbe dovuto affrontare la questione Parco del Mare, resta convocata per domani alle ore 18 la manifestazione dei gruppi animalisti locali che si oppongono al progetto.
La protesta pacifica “Fermiamo il Parco del Mare a Trieste!” è stata organizzata da Leal, la Lega AntiVivisezionista, e dal Comitato Trieste per gli animali. Davanti al Municipio sono attesi un centinaio di attivisti per esprimere la propria contrarietà alla prigionia e allo sfruttamento di animali nati liberi. «Ci saremo lunedì e torneremo anche il 6 aprile. Ci sembra doveroso fare capire ai consiglieri che una parte della città ha forti perplessità su questo progetto», riferisce Silvia Cossu del Comitato animalista.
Il dibattito, previsto per il 20 marzo, è stato rinviato ufficialmente per “problemi tecnici”. La seduta sarebbe slittata però per permettere una più serena valutazione delle ultime dichiarazioni rilasciate da Massimo Paniccia. Mercoledì scorso il presidente di Fondazione CRTrieste aveva lanciato, dalle pagine del Piccolo, una versione “dimezzata” del Parco del Mare da collocare nell’area di Porto Lido, in testa al Molo Fratelli Bandiera. Un acquario ridotto ma pur sempre imponente: 11mila metri quadrati, 5,5 milioni di litri d'acqua e 47.7 milioni di euro di costo ipotetico.
Gli attivisti di Leal e del Comitato Trieste per gli animali chiedono che questi soldi vengano piuttosto reinvestiti nelle aree verdi già esistenti e nel sociale. Ad aprile è prevista un’attività di volantinaggio fuori dal Comune. «Chiediamo solo che non vengano sfruttati gli animali», commenta Silvia Cossu. «Con quei soldi si possono fare tante altre cose: incentivare il patrimonio culturale triestino; risolvere il degrado del parco di Miramare; investire nel Museo di Storia ed Arte di Piazza della Cattedrale; curare il verde dei parchi cittadini, molto trascurati, a beneficio di chi ha famiglie ed animali».
Gli animalisti propongono piuttosto un parco marino completamente virtuale e con impatto ambientale minimo. Se l’esempio fatto del Mare nostrum Aquarium di Roma non è dei più calzanti (se ne parla da un decennio, non è ancora aperto e solo una parte di esso prevederebbe l’utilizzo di realtà virtuale o eventuali robot-pesci), il concetto espresso è chiaro. «La cattività danneggia e fa soffrire gli animali. Troviamo tutto ciò molto diseducativo per i bambini», conclude Cossu, citando la psicoterapeuta Annamaria Manzoni.
Parchi tematici come il SeaWorld di Orlando si stanno già attrezzando per offrire esperienze virtuali complementari: si pensi alla montagna russa che permette di fuggire dal Kraken. Tra i casi “virtuosi”, uno è stato segnalato da una nostra lettrice nei giorni scorsi. «Al magnifico Visitor Center delle Scogliere di Moher, in Irlanda, mi sono ritrovata immersa in una fantastica realtà virtuale, tra le grida di migliaia di uccelli marini e il tumultuare delle onde ai piedi delle rocce vertiginose. Ho visto le foche e le orche nuotare libere sott’acqua: un’emozione indimenticabile! Il centro visite era costruito in modo da mimetizzarsi con il paesaggio e offriva ogni genere di servizi curatissimi. A Trieste dobbiamo pensare al futuro e non copiare realtà che hanno già dato prova di essere sorpassate».
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