Niente vacanza a Mauritius: pure Pacorini tra i respinti
L’imprenditore triestino costretto a rientrare: era partito con un aereo Emirates ma è stato fermato all’arrivo assieme agli altri passeggeri decollati da Venezia

Un volo Emirates in partenza da Venezia e Federico Pacorini
TRIESTE I passeggeri del volo Alitalia atterrati l’altra notte a Fiumicino non sono gli unici ad aver dovuto annullare le proprie vacanze a Mauritius. Una sorte analoga è capitata a una trentina di turisti che si erano imbarcati all’aeroporto di Venezia nella giornata di domenica, diretti verso la medesima meta ma con la compagnia Emirates. Anche loro sono dovuti tornare indietro ritrovandosi nuovamente nel capoluogo veneto verso l’ora di pranzo di ieri: una trafila che è durata in tutto 48 ore, di cui 24 in volo e altrettante nell’attesa, consumata nelle tappe tra uno scalo e l’altro.
Tra i malcapitati che sono stati di fatto “respinti al confine” dello Stato insulare dell’Oceano indiano c’era anche il noto imprenditore triestino - ed ex presidente dell’allora Associazione industriali - Federico Pacorini, assieme alla moglie, alla sorella e al cognato, riunitisi nella prospettiva di una vacanza. «Siamo di nuovo a Venezia dalle ore 13 circa – ha raccontato Pacorini, raggiunto telefonicamente nel primo pomeriggio di ieri –. Il tutto era cominciato, sempre qui, domenica verso mezzogiorno, quando siamo arrivati all’aeroporto pronti per decollare».
Il volo della compagnia aerea di bandiera di Dubai è partito senza anomalie, domenica pomeriggio appunto, facendo scalo come di consueto nell’omonimo emirato prima di arrivare a Mauritius lunedì mattina. «Siamo atterrati regolarmente. In aeroporto ci hanno dapprima misurato la temperatura, poi ci hanno visionato i passaporti e quindi consegnato un modulo sanitario da compilare – ha proseguito l’imprenditore –. È a questo punto che siamo stati fermati. Assieme a noi c’erano altre trenta persone circa, tra le quali una coppia con una bimba che avrà avuto 12 mesi. Siamo rimasti per 6 ore in un atrio dell’aeroporto, in attesa di qualche notizia nonché di un medico, il quale però non è mai arrivato».
Pacorini ha specificato che «siamo stati i primi a essere bloccati: i passeggeri del volo precedente, proveniente dall’Italia, non hanno avuto problemi. Quello successivo era invece il famoso volo Alitalia (a bordo del quale si trovavano una quarantina di cittadini italiani, lombardi e veneti, che sono stati rimpatriati, ndr). Noi almeno abbiamo aspettato in un corridoio. Loro non sono nemmeno potuti scendere dall’aereo. E pensare che il loro volo era diretto». Analogamente a quanto avvenuto con il volo partito da Fiumicino, anche in questo caso è stato fatto un distinguo tra chi proveniva dal Veneto e chi proveniva da altre zone d’Italia: «A Dubai sono salite delle persone che erano arrivate lì da Bologna. Abbiamo pertanto condiviso la seconda parte del tragitto, fino a Mauritius. Dopo un paio d’ore, tuttavia, loro sono stati lasciati liberi di entrare». Amara ironia della sorte ha voluto che, quasi contemporaneamente, il contagio stesse nel frattempo raggiungendo pure l’Emilia Romagna.
Tornando a Pacorini e ai suoi compagni di sventura, «una volta trascorse appunto sei ore ci è stata offerta un’alternativa: o sottoporsi a una quarantena di 14 giorni, senza sapere nemmeno dove, oppure rientrare in Italia. Una giovane donna italiana, residente a Mauritius, ha scelto la quarantena: è stata l’unica. Noialtri invece abbiamo rifatto il viaggio all’indietro, reimbarcati su stesso volo e stessa classe». Così dopo «48 ore totali, di cui 24 passate in aereo e altrettante in vari aeroporti, siamo rientrati a Venezia. Una situazione non grave ma sicuramente seccante». E qui cosa è successo, trattandosi di una delle regioni con focolaio dell’epidemia? «Abbiamo perso un po’ di tempo per ritirare le valigie. Poi ci hanno misurato la temperatura ed è risultato tutto a posto. Ora prendiamo l’auto e torniamo a casa». —
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