Niente cemento in Costiera: il Comune di Trieste “sfida” il Quirinale
TRIESTE Villette nuove di zecca su una zona di verde e pastini in Costiera? La giunta dice no alle richieste dell’avvocato Peter Mocnik, colonna dell'Unione slovena, e di un altro cittadino, proprietari dell’area di via Plinio oggetto di una diatriba pluriennale culminata due giorni fa in una sentenza del presidente della Repubblica. Così il sindaco Roberto Cosolini: «Tiriamo dritto in coerenza con gli obiettivi e le direttive del piano». Più di qualcuno in aula, però, tentenna al momento di premere il pulsante del voto in senso inverso al pronunciamento del capo dello Stato (pur riguardante una delibera del 2008 e non il piano in fase di approvazione). La maggioranza però alla fine vota compatta, e con essa parte dell’opposizione.
Il sindaco apre le danze con la stampa. Dopo aver discusso la vicenda con maggioranza e capigruppo, conferma il suo orientamento: «Non lasceremo che sentenze relative a pronunciamenti che riguardano altre delibere e altri strumenti pianificatori interferiscano con il piano. Andremo avanti coerentemente con i nostri obiettivi e con le nostre direttive».
Approdato il tema in aula, Marino Sossi di Sel conferma la linea: «Il piano sta mantenendo, qualche volta a fatica, l’obiettivo del contenimento del suolo. Bisogna farlo anche di fronte alle incursioni legittime dei cittadini, anche quando arrivano con strumenti un po’ insoliti. Da sindacalista non ricorrevo mai al presidente della Repubblica perché era un po’ come scrivere la letterina a Babbo Natale, non rispondeva mai. Invece si vede che esiste. Il ricorrente potrà provare ancora una volta, ne discuterà il Consiglio comunale del 2020».
Agli antipodi Franco Bandelli (Un’altra Trieste): «Vissi le vicende del 2008 e da subito fui contrario alla delibera di allora. Ai tempi il mio gruppo, An, votò contro seguendo la mia indicazione di assessore. Tutt’ora sono convinto che il ricorrente abbia ragione, anche perché conosco le vicissitudini dell’edilizia in Italia. A questo punto non parteciperò al voto».
Così Everest Bertoli (Fi): «Da sempre sono contrario a queste controdeduzioni e oggi lo ribadisco. Anche perché difendono vincoli, i corridoi ecologici e le aree boscate, che la discussione di questi giorni ha dimostrato essere molto labili». Per Paolo Menis (M5S) «oltre alle responsabilità amministrative ci sono quelle politiche. Chi sostiene le linee del piano, come la maggioranza, e chi le avrebbe volute ancora più forti, come noi, ha il dovere di votare contro l’edificabilità anche se questa dovesse portare a legittimi ricorsi».
La parola «ricorso» desta qualche preoccupazione in Roberto Decarli (Trieste cambia) che chiede agli uffici se un voto di sostegno alle controdeduzioni entrerebbe in conflitto con la sentenza del Capo dello Stato. Questi rispondono in pratica con un «mi pare di no».
La cosa indispettisce ancor di più Carlo Grilli (Misto) che chiede mezz’ora di pausa per approfondire. Tornato in aula, il segretario generale Fabio Lorenzut si è chiarito le idee: «Secondo me il pronunciamento del presidente riguarda gli atti in questione e la vigenza degli atti in questione», ovvero quelli del 2008, «mentre la situazione odierna mi pare giustificata». Interviene di nuovo il sindaco ribadendo la necessità di bocciare le osservazioni.
Interviene poi anche Roberto Antonione (Trieste popolare) che coglie l’occasione per presentare la sua idea generale sul Prg: «Non sto partecipando ad alcuna votazione di questo dibattito. Rendo merito a uffici e giunta del lavoro fatto. Ma considero i piani regolatori in generale come un guazzabuglio democratico, una montagna di regole spesso con contrasto tra loro, uno strumento fuori dal tempo. Il principio stesso è violento: in questo caso si è deciso per il bene di tutti di fermare il consumo del suolo. Ma che colpa ne hanno i disgraziati che si vedono deprezzare i terreni? A questo punto è ovvio che dissento, pur rispettandole, dalle impostazioni del centrosinistra. Mi spiace che il centrodestra non abbia saputo dare voce alle mie». Alla fine le due osservazioni vengono bocciate ad ampia maggioranza, con poche astensioni e due soli voti contrari.
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