«Nessuno qui dentro si è intascato dei soldi Il budget è stato sforato per garantire le attività»

il colloquioPer giorni, mentre una tempesta si abbatteva sull’ente che dirige, ha preferito trincerarsi dietro al silenzio. Ieri invece Fabrizio Somma - già presidente dell'Università popolare e dal...

il colloquio

Per giorni, mentre una tempesta si abbatteva sull’ente che dirige, ha preferito trincerarsi dietro al silenzio. Ieri invece Fabrizio Somma - già presidente dell'Università popolare e dal 9 gennaio scorso direttore generale - ha aperto le porte del suo ufficio al primo piano di piazza Ponterosso 6. «Nessuno ha preso soldi qua dentro - premette -. Non esiste alcuna ipotesi di malversazione. Se negli anni si è creata una situazione di passività, è avvenuto solo per consentire alle attività di andare avanti. Si tratta di uno sforamento fisiologico nello svolgimento dell'attività istituzionale dell'ente».

Somma scende ancora più nel dettaglio. «Né io né la presiedete percepiamo una diaria per i viaggi inerenti l'attività dell'ente, dal 9 gennaio io non prendo gettoni di presenza per le missioni oltre confine. L’Università popolare è un ente sottoposto ad un serrato controllo da parte dei revisori dei conti che, 11 volte all'anno, tranne che ad agosto, prendono visione di tutta la documentazione».

Eppure qualche difficoltà esiste se è vero che è stato necessario persino chiedere un prestito all’Unione degli Italiani, in un incontro a quattr'occhi con il presidente Maurizio Tremul. «È stato chiesto sì - ammette Somma -, ma in via informale e non ufficiale, nell'ambito delle nostre collaborazioni e in attesa dell'erogazione dei fondi ministeriali per portare avanti l’attività che dobbiamo fare istituzionalmente. Quando è stato chiesto, peraltro, non sapevamo ancora del via libera alla firma della convenzione che determina l'arrivo dei 3,2 milioni. Quanto alle criticità - aggiunge - hanno pesato alcune spese per la realizzazione di grandi progetti oltreconfine nel 2015, che nel 2016 sono stati messi in conto alla gestione ordinaria Upt, creando un passivo nel bilancio presentato nel 2017 che altrimenti sarebbe andato a pareggio».

C’è poi il caso dell’accordo stipulato tra Somma e Upt. O meglio dell’«atto di superamento della prova e della conferma del contratto a tempo indeterminato», che lo stesso direttore ha fatto redigere da uno studio di Milano e che definisce il rapporto tra lui e l'ente. Va ricordato che Somma ha presieduto l'Upt dal 2014. È stato lo stesso Somma, da presidente, a chiedere al consiglio direttivo di avviare una procedura di selezione per un incarico da direttore generale al quale, dopo aver dato le dimissioni da presidente, partecipa. Il bando di selezione solleva non poche polemiche. Ma nonostante la bufera, a novembre, con undici voti a favore e un solo voto contrario, Somma viene eletto direttore. Prende servizio il 9 gennaio. Il contatto sottoscritto prevede 6 mesi di prova e, infine, una conferma da parte del cda dell’avvenuto superamento della prova stessa prima della conferma dell'indeterminato. Ed è a quel punto che Somma sottopone all'Upt un atto che lo “blinda” per cinque anni indicando che, nel caso il rapporto venisse interrotto prima, spetterebbero comunque a Somma cinque anni di paga.

Pur non confermando i dettagli del contenuto di quel documento che in pochi hanno visionato, Somma dichiara: «Ho dovuto tutelarmi viste le polemiche che hanno preceduto la mia nomina e, dopo quello che è stato scritto, mi sono rivolto ad un consulente del lavoro». Quindi il dipendente ha fatto sottoscrivere un atto al datore di lavoro per avere maggior tutela. «Ma una tutela non solo per l’interessato - conclude Somma -, ma anche per l’ente stesso». — L.T.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © Il Piccolo