Nessuna nuova minaccia ma Serracchiani resta sotto scorta

«Non ci sono allarmi, lavori progettati solo in termini di prevenzione». La governatrice dopo le minacce ricevute è sempre seguita da un agente in borghese

TRIESTE. Non ci sono allarmi, si ripete in Regione. Si tratta solo di prevenzione, insiste il direttore generale Robero Finardi spiegando finalità e contenuti del progetto sicurezza per le due sedi principali di Trieste e Udine.

Nessuna novità nemmeno per quel che riguarda Debora Serracchiani. La situazione è la stessa di inizio anno: per la presidente c'è il costante controllo di un agente in borghese. La notizia era trapelata a febbraio, ma Serracchiani è sotto scorta già dal 4 gennaio, subito dopo le festività di fine 2015. Viste le minacce di vario genere ricevute dalla governatrice del Friuli Venezia Giulia, che è anche vicesegretaria nazionale del Partito democratico, il ministero dell'Interno ha autorizzato il provvedimento su istanza avanzata nelle settimane precedenti dalla Prefettura di Udine.

Il livello di protezione assegnato alla presidente è il 4, vale a dire quello più soft. Per rendere l'idea della scala di grandezza applicata dal ministero, il livello 1 viene riconosciuto al Capo dello Stato, al presidente del Consiglio e alle altre cariche più importanti dello Stato, a partire dai presidenti di Camera e Senato. Ma, in ogni caso, Serracchiani è stata sottoposta a vigilanza, e la situazione è rimasta la stessa da inizio anno a oggi: un poliziotto assegnato da Roma al territorio accompagna tutti gli spostamenti previsti in agenda, anche se, per ovvie ragioni di sicurezza personale, i particolari sui tempi e sulle modalità con cui il controllo viene effettuato, secondo quando concordato con il Viminale, non possono essere resi pubblici.

Minacce e intimidazioni, insomma, non sono state sottovalutate. Meglio prevenire, anche in questo caso. Del resto l'esposizione mediatica e pubblica, nel doppio ruolo di governatore e alto esponente del maggior partito italiano, viene considerata "a rischio" secondo le valutazioni fatte dalla Prefettura del capoluogo friulano. Non a caso, nella delibera di giunta che concretizza l'operazione protezione di piazza Unità e via Sabbadini, si fa più di un riferimento alla sicurezza della presidente. A Trieste, visto che in cantiere ci sono pure vetrate antisfondamento, la situazione pare essere più delicata che a Udine, sede di più recente costruzione e con un sufficiente filtro all'ingresso in direzione uffici. E pure nell'ala che ospita le stanze della presidenza, controllate quotidianamente da commessi e agenti armati. (m.b.)

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