«Nessuna infiltrazione mafiosa in Fvg, ma i rischi aumentano»
Il Friuli Venezia Giulia è un’area «che non conosce insediamenti di criminalità organizzata di tipo mafioso», ma che «presenta indubbie attrattive per gli interessi delinquenziali anche organizzati». Lo sottolinea la relazione 2013 annuale della Direzione nazionale antimafia, analizzando gli aspetti socio-economici e le indagini che hanno interessato la regione nell'ultimo anno.
In particolare, la Dna precisa che le piccole e medie imprese «soffrono della negativa congiuntura economica e possono finire nelle maglie della rete criminale in grado di offrire finanziamenti e liquidità». Dunque le imprese «mantengono apparentemente le originarie strutture di comando e gestione, mentre in realtà fungono solo da paravento ai nuovi “soci occulti”».
Altro elemento di attrattività mafiosa è rappresentato dai «rilevanti investimenti pubblici diretti alla realizzazione di diverse grandi opere». La Dna sottolinea tuttavia «la vigilanza che gli apparati istituzionali - in sede preventiva e repressiva - stanno assicurando anche attraverso un piano coordinato di accessi ai cantieri».
Viene inoltre segnalata la presenza «sempre più marcata» in regione e negli Stati confinanti di soggetti italiani collegati o comunque riconducibili alla criminalità organizzata, anche di tipo mafioso «che sembrano privilegiare - puntualizza la relazione - rispetto al modello classico del controllo del territorio, forme più dinamiche e flessibili, incentrate nel rapporto sinergico con le aree di provenienza e i sodalizi ivi operanti».
La collocazione geografica del Fvg ne determina la «vocazione quale luogo di transito» per stupefacenti, armi, merce di contrabbando e immigrazione clandestina. I magistrati della Dda di Trieste segnalano un «significativo decremento» dei procedimenti per traffico di stupefacenti, «eppure le indagini - precisa la Dna - attestano una rilevante vitalità sul territorio regionale di organizzazioni internazionali particolarmente agguerrite e ramificate».
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