Nesladek: «Si cambino gli interpreti per le sfide che attendono Muggia»
MUGGIA. La chiamano la “variante mujesana”, per fortuna non ha nulla da spartire con il virus ma è una mutazione politica all’interno del centrosinistra locale che potrebbe creare scintille in vista delle elezioni comunali. Consiste in uno schieramento a due punte, che pur indossando la stessa casacca giocheranno una contro l’altra.
Questo, almeno, lo scenario che si prefigura in questo momento in una cittadina dove poco più 13 mila persone saranno chiamate a votare: il vicesindaco dem Francesco Bussani sfiderà l’attuale prima cittadina Laura Marzi (appoggiata alle ultime amministrative da Sel, Pd e Cittadini per Muggia), naturalmente decisa a non lasciare ma a raddoppiare il mandato. Sinistra contro sinistra, sindaco contro vicesindaco. Un bel casino con il Pd, retto in riviera da Massimiliano Micor, che ha cambiato cavallo puntando su Bussani. Una mossa vincente o un autogol alla Comunardo Niccolai, ex difensore del Cagliari col vizio di segnare nella propria porta?
Un vecchio leone della politica muggesana (e non solo) come Nerio Nesladek, 67 anni, con alle spalle due mandati da sindaco dal 2006-2016 e già segretario provinciale dei dem, non si scompone, butta acqua sul fuoco e non nasconde che il vento del cambiamento, per ora una leggera brezza, alla fine ha un suo perché. Un vero medico in famiglia per il Pd con un ambulatorio nella centrale via Roma. «Uomo più di calli e di gite in barca che di salotti», si autodefinisce. Quanto alla politica “agonistica” Nesladek ha già dato, preferisce restare lontano dal ring, anche se resta la passione.
Nesladek, mancano ancora alcuni mesi alle elezioni comunali e politicamente parlando a Muggia è già tutto un Carnevale...
«Premetto che io sono fuori dai giochi, non ho alcuna carica, ho già fatto il mio da sindaco. Ma stiamo parlando di un processo serio per individuare una figura che possa affrontare al meglio le importanti prossime sfide di questa città. E lasciamo perdere il Carnevale, non si scherza, qui è una cosa seria».
Da medico, è convinto che stanno tutti bene nel centrosinistra per riuscire a combinare questo cortocircuito?
«Credo che stiano tutti quanti molto bene e stiano conducendo uno stile di vita per stare ancora meglio. In verità questa è un’evoluzione, non una frattura. Ricordiamoci che ogni tempo ha i suoi interpreti. Per esempio io non mi sentirei più adeguato per fare il sindaco adesso. La sindaca Marzi ha svolto un ottimo lavoro portando a termine i progetti avviati e trovando nuove risorse. Non c’è un giudizio negativo sul suo operato. Ma è anche vero che il quadro muta, le cose cambiano e non è detto che la stessa persona sia la migliore scelta per affrontare altre sfide. Da qui la candidatura di Bussani. Sui social il problema è stato ingigantito. C’è stato, invece, un ragionamento sereno che hanno fatto le forze politiche. Questa proposta deve essere ancora vagliata, è solo una presa una d’atto che si potrebbe fare diversamente e ancora meglio».
Insomma, brava ma basta...
«Non ho detto questo, il discorso è più articolato».
E Marzi pensa che abbia recepito questa necessità di cambiamento?
«Mi auguro di sì, è una necessità e una nuova opportunità al tempo stesso. Ma non ci ho parlato».
A questo punto si sente già odore di primarie...
«Può darsi. Le primarie sono comunque un atto in cui i cittadini si esprimono, non possono mai avere una valenza negativa. Forse, questa volta, considerando la situazione di difficoltà che stiamo vivendo a causa della pandemia sarebbe meglio evitarle».
E come?
«È una soluzione che devono cercare i partiti con un accordo che soddisfi tutti. Altrimenti non restano che le primarie, espressione di democrazia pura. Va però valutato che l’apertura al centro non ha più il significato di una volta. Adesso vuol dire mettere insieme forze che non si riconosco nel sovranismo e nell’attacco all’Europa e negli ideali della destra».
Con due candidati della stessa coalizione a fronteggiarsi come Marzi e Bussani, il centrosinistra non rischia di sfilacciarsi e di fornire un enorme assist al centrodestra?
«Una eventualità che si cercherà in tutti i modi di scongiurare, ma non è mica un dramma. Sono convinto anzi che quando verrà fatta una scelta definitiva tutti lavoreranno insieme. La posta in gioco è troppo alta».
Già, qual è la posta in gioco?
«Abbiamo bisogno di una visione futura ed è per questo che servono altri interpreti. Bisogna dare una nuova governance alla città. Muggia deve riavere un ruolo centrale soprattutto nell’ambito transfrontaliero. È necessario salire sul treno del Gect dove ci sono i fondi europei. Bene la sindaca, ma ora dobbiamo discutere di grandi progetti. Bisogna decidere cosa fare dietro Acquario, si deve raddoppiare la galleria cittadina e c’è la necessità di creare una piattaforma unica per il commercio. Lo slogan attuale dovrebbe essere “Muggia è una città dove andrei a vivere”. Il mio sogno sarebbe di ragionare ancora più in grande: se Muggia e San Dorligo cominciassero progressivamente a collaborare sempre di più mettendo in comune le proprie risorse fino a fondersi in un super comune ci sarebbero molte più opportunità. Un’idea tutta mia, quasi una fantasia da arteriosclerotico... Ma così facendo saremmo a tre chilometri in linea retta dalla linea ferroviaria del porto di Capodistria».
Ma riesce a definirsi un osservatore neutrale anche con una moglie nella giunta Marzi, Laura Litteri, come assessore all’Ambiente?
«Assolutamente sì. Con una battuta potrei dire che a casa divento la donna di servizio, non metto mai lingua sulle questioni comunali. Nessun condizionamento. Con mia moglie lavoriamo insieme in ambulatorio e logicamente si parla di politica ma non dell’amministrazione municipale».
Ci si può immaginare che in ambulatorio le capiti di parlare di politica anche con i suoi pazienti tra una visita e l’altra...
«Ma certo, capita spesso. La politica ce l’ho ormai nel sangue».
Secondo il segretario muggesano dem Massimiliano Micor, quella di candidare Bussani non è una decisione calata dall’altra ma presa tra la vostra gente. È così?
«Mi risulta che non siano intervenuti né Shaurli né Famulari. Piuttosto è stato un processo lungo e meditato, tutto locale. Partito non tanto dalle persone quanto dell’analisi delle necessità per Muggia».
Al di là delle scelte, pare che serpeggi un po’ di malcontento. I muggesani, per esempio, brontolano per l’aumento della Tari.
«Al netto dei mio conflitto di interessi, la verità è questa: il porta a porta, la rivoluzione nei campo rifiuti, era un punto-cardine del programma. Non esiste un passaggio così grande senza qualche problema ma i risultati poi sono arrivati, la differenziata è salita al 69%. La ditta viene a prendere le immondizie sotto casa. Le tariffe sono rimaste inalterate fino quando un ente regionale che si chiama Ausir non ha autonomamente deciso un aumento tecnico».
E poi ci sono anche gli avversari, non correrete da soli. Il centrodestra si sta attrezzando dopo essere stato beffato la scorsa volta per una manciata di voti. Vorrebbe paracadutare a Muggia l’attuale vicesindaco di Trieste Paolo Polidori. Meglio essere uniti se ci sarà da lottare...
«Dobbiamo essere uniti. Da vecchio sindaco, da frequentatore in streaming del Consiglio comunale mentre magari mi sto facendo due uova, mi ha colpito l’assoluta mancanza di proposte e di visioni del centrodestra.
E Nerio Nesladek non ha più la tentazione di gettarsi nella mischia? Nessuna nostalgia?
No, nessuna. Sono lontano da anni dalla politica attiva e sono molto pago del mio lavoro di medico, in questo momento molto faticoso. Sono a posto così. Grazie».
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