Nesladek lascia il Pd senza un successore

L’assemblea accoglie le dimissioni e si affida a un coordinamento “giovane” per arrivare al referendum
Lasorte Trieste 20/02/16 - Teatro dei Fabbri, Assemblea PD su Elezioni 2016, Nesladek
Lasorte Trieste 20/02/16 - Teatro dei Fabbri, Assemblea PD su Elezioni 2016, Nesladek

Alla fine Nerio Nesladek ha gettato la spugna. E il Pd si è ritrovato nel caos. Il mandato da segretario affidato all’assemblea provinciale il primo luglio si è tramutato in dimissioni. «L’assemblea, dopo aver ringraziato il segretario dimissionario Nesladek per il suo lavoro e per aver accettato l’incarico in un momento delicato, ha preso atto delle sue dimissioni, sottolineando la necessità di individuare un percorso che porti il partito fino all’appuntamento del referendum costituzionale d’autunno» si legge nel comunicato diffuso dopo la riunione fiume di venerdì scorso nella sede Enaip di via dell’Istria.

In altre parole Nesladek si fa da parte anche in assenza di un successore. «Non ci devono essere vuoti, però, il momento è estremamente delicato. Deve esserci qualcuno pronto a prendere il timone in mano. Non si lascia la barca senza timoniere durante una tempesta. Io lo so perché sono uomo di mare» aveva dichiarato Nesladek dopo la prima assemblea dove gli erano piovute addosso diverse richieste di dimissioni. Venerdì sera, invece, l’assemblea ha preferito una soluzione di compromesso tra le diverse componenti per traghettare i partito fino al referendum voluto dal premier Matteo Renzi. L’evocato cambio di passo c’è, ma senza fretta. «L’assemblea provinciale del Pd di Trieste - fanno sapere i vertici dem - ha approvato un documento all’interno del quale, partendo da un’analisi del risultato delle elezioni amministrative, si chiede un cambio di passo al partito provinciale. Si evidenzia la necessità di un impegno rinnovato per costruire nuove forme di interlocuzione con i cittadini, una maggiore presenza sul territorio, una rivisitazione dell’organizzazione interna del partito e dei suoi organismi dirigenti. Oltre alla necessità di vigilare, a tutti i livelli, dai banchi dell’opposizione, affinché non venga vanificato il lavoro svolto negli ultimi cinque anni».

Il modo con cui si concretizza il “cambio di passo” e la “rivisitazione dell’organizzazione interna del partito” è tutto da vedere. Per ora si sa solo che «nell’immediato, l’assemblea ha deciso la convocazione, in tempi brevi, di una nuova assemblea che eleggerà un nuovo coordinamento con il compito di traghettare il partito provinciale da qui al referendum». Un coordinamento con relativo coordinatore si suppone. Espressione magari di un cambio generazionale evocato dai giovani dem. «Sarà compito del coordinamento promuovere il più ampio coinvolgimento degli iscritti del Pd, dei simpatizzanti e dei cittadini, per favorire un processo di rinnovamento del gruppo dirigente e del rapporto con gli iscritti e i cittadini». Un cambio che non convince tutti. «In tempi di populismo dilagante e di anti-politica diffusa che hanno eroso la credibilità dei partiti non può bastare solo con un cambio generazionale per rilanciare le sorti malconce del Pd» detta Giorgio Rossetti. Aureo Muzzi, invece, auspica che ora si dia «spazio a una nuova generazione fuori dai veti incrociati per guardare al futuro». (fa.do.)

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