Neonazi sloveni addestrati sul campo dell’Esercito

Documentario di Rtv Slovenija rivela che il “training” si è svolto a Škrilj nel 2011 confermando le voci di legami tra i gruppi di estrema destra e i militari
Di Mauro Manzin
Slovenija, Ljubljana, 09.03.2010, 09. Marec 2010 Pripadnik skinheadov se pretepa z podporniki stavkajocih delavcev podjetja Prenova in policisti na protestnem shodu pred ministrstvom za delo, druzino in socialne zadeve. Foto: Bor Slana/ Bobo
Slovenija, Ljubljana, 09.03.2010, 09. Marec 2010 Pripadnik skinheadov se pretepa z podporniki stavkajocih delavcev podjetja Prenova in policisti na protestnem shodu pred ministrstvom za delo, druzino in socialne zadeve. Foto: Bor Slana/ Bobo

TRIESTE. L’episodio, o gli episodi, sono di per sè inquietanti. A denunciarli è stato un documentario della Rtv Slovenija dal titolo “La Coalizione dell’odio” e dedicata al fenomeno dell’estrema destra nel Paese. Secondo informazioni avute da più fonti concordanti e assolutamente sicure gli autori sostengono che nel 2011 gruppi neonazisti hanno tenuto dei veri e propri addestramenti in numerose città della Slovenia, ma quello che inquieta di più è che una di queste “location” è stato il campo di addestramento dell’Esercito della Slovenia a Škrilj nella regione della Dolenska. Secondo il documentario del fatto sarebbero stati a conoscenza anche l’attuale capo dello Stato Borut Pahor, all’epoca dei fatti primo ministro, e l’allora ministro della Difesa Ljubica Jeluši›.

Il fenomeno neonazista in Slovenia e la sua collusione con l’Esercito era saltata fuori, in effetti, durante la prima grande manifestazione di protesta che si è tenuta nel 2012 a Lubiana e organizzata dalla cosiddetta Rivolta dei fiori e che è stata l’unica della capitale a far registrare scontri tra manifestanti e polizia. Già al tempo si era sparsa la voce che gli incidenti fossero stati innescati ad arte da un gruppo di militari infiltratisi tra le fila dei manifestanti davanti al Parlamento in Trg Republike al punto che per alcuni momenti si temette addirittura in un colpo di Stato.

Successivamente nei rapporti ufficiali della polizia si lesse che gli scontri erano stati innescati da appartenenti all’estremismo politico, di destra ma anche di sinistra e da gruppi anarchici. Adesso la notizia che gruppi neonazisti si sono addestrati in un campo militare dell’Esercito sloveno getta un’ulteriore gelida ombra sul tutto.

L’allora ministro della Difesa, Ljubica Jeluši› ha inviato una risposta scritta alle domande rivoltele dal quotidiano di Lubiana “Dnevnik” sostenendo che quando ricopriva il suo incarico ministeriale «in nessun modo, né per via orale, né per iscritto, era stata informata del fatto che nel 2011 un gruppo neonazista si fosse addestrato nel campo militare di Škrilj».

Precisa però che era stata informata dai servizi segreti (Sova) del sussistono degli indizi relativamente al collegamento di alcuni singoli appartenenti all’Esercito della Slovenia con l’attività di alcuni gruppi estremisti. A fronte di tale informativa l’allora ministro Jeluši› afferma di aver ordinato ai servizi segreti militari di verificare le notizie e di agire assieme alla Sova e agli organi giudiziari. Quello che non dice è quali siano stati gli esiti di tale “indagine” degli 007 militari, la Jeluši› si limita a dichiarare che «non ha potuto informare l’opinione pubblica degli sviluppi in quanto coperti da segreto di Stato». La situazione, quindi, si fa ancora più complicata e, soprattutto, preoccupante.

Per quanto riguarda il secondo chiamato in causa dal documentario, l’allora premier, oggi presidente, Borut Pahor va detto che questi ha avuto all’epoca contatti diretti con il Partito del popolo sloveno (estrema destra extraparlamentare) relativamente alla questione sollevata dal summenzionato gruppo politico che voleva far scattare il meccanismo per indire un referendum contro l’ingresso della Croazia nella Nato. Il gabinetto della presidenza della Repubblica ha comunicato al “Dnevnik” che «Pahor sull’addestramento dei neonazisti a Škrilj non è mai stato informato», era però a conoscenza dell’esistenza e dell’attività di gruppi estremisti nel Paese.

Anche la commissione parlamentare di indagine sull’estremismo ha confermato, nella sua relazione al Parlamento, dell’esistenza di gruppi estremisti in Slovenia, vuoi di destra, vuoi di sinistra e anche di estremismo religioso. La Slovenia, secondo la presidente della commissione, Maja Dimitrovski sarebbe ben integrata nel fenomeno dell’estremismo europeo e per questo è stato chiesto un opportuno adeguamento del codice penale del Paese che, per ora, non definisce l’estremismo politico come un vero e proprio reato che quindi può essere perseguito da un punto di vista giudiziario.

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