Neonata colta da un collasso improvviso salvata dallo staff del Burlo Garofolo
TRIESTE. Il momento più felice che improvvisamente diventa un incubo. Francesca, il nome è ovviamente di fantasia, nata da pochissimo, era tra le braccia della madre quando improvvisamente ha cambiato colore, colpita da un evento molto raro: il Supc, ovvero il Sudden unespected postnatal collapse o Improvviso collasso postnatale.
Si tratta di un fenomeno acuto molto raro, secondo la ricerca avviene ogni 10 mila nati e può capitare nelle prime 24 ore di vita, secondo gli studi statunitensi, o addirittura entro sette giorni secondo alcune ricerche britanniche. Si tratta di un collasso inaspettato su bambini sani, che improvvisamente si trovano con una compromissione cardio-circolatoria e respiratoria con necessità di ventilazione intermittente a pressione positiva o, nei casi più gravi, di intubazione e rianimazione cardio-polmonare.
Il collasso di Francesca è stato notato da una ostetrica ed è intervenuta subito la dottoressa Antonella Trappan, aiutata dalla collega Cristiana Corrado e dall’ostetrica Claudia Fierro, le quali sono riuscite a rianimare e intubare la bambina, portandola poi nella Terapia intensiva neonatale (Tin).
«Siamo felici di poter raccontare questa storia – spiegano i genitori di Francesca in una lettera – perché è una vicenda a lieto fine. Quel che è successo dal punto di vista clinico, lasciamo siano i medici a raccontarlo. Ciò che noi abbiamo provato, di fronte a questa drammatica situazione, pensiamo sia la stessa angoscia che proverebbe ogni genitore che venisse a trovarsi ad affrontare un’emergenza come la nostra.
Da subito il direttore della Tin ci ha spiegato, con molta franchezza, la gravità della situazione, preparandoci a ogni evenienza. Abbiamo, però, cercato di aver pazienza e di lasciare i medici al loro lavoro, con la speranza che tutto si risolvesse, e così è stato. Sappiamo che il nostro percorso non è ancora finito, ma sappiamo anche che è stato già raggiunto un grande traguardo».
I genitori della piccola Francesca vogliono soprattutto ringraziare gli operatori del Burlo: «La loro umanità ci è stata di grande conforto non dandoci mai l’impressione di essere da soli e accompagnandoci in questi momenti difficili. Hanno perciò tutta la nostra stima e gratitudine. I nostri pensieri vanno anche alle altre famiglie che abbiamo conosciuto e con le quali abbiamo condiviso questi giorni. La piccola ora è a casa con noi, la nostra quindi è una storia di speranza».
Francesco Maria Risso, direttore della Tin, ha seguito il decorso e conferma come «durante la degenza la piccola è stata sottoposta a terapia intensiva e a ipotermia terapeutica e siamo stati felici e lieti che gli accertamenti siano poi risultati negativi, compresa la risonanza magnetica del cervello. Ora comunque seguiremo nel tempo la piccola per accertarci che tutto proceda per il meglio e concentrandoci sullo sviluppo psicomotorio». Il primario ha poi sottolineato il grande spirito di collaborazione all’interno dell’istituto.
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