Nell’ultima sala a luci rosse tra i nostalgici dell’hardcore

Una serata al Super, unico cinema superstite a Trieste a proiettare ancora dei film porno 
Lasorte Trieste 13/12/18 - Cinema Super
Lasorte Trieste 13/12/18 - Cinema Super

TRIESTE. La programmazione settimanale è una fila di poster un po’ ingialliti appesi sulla bacheca impolverata dell’ingresso. Ani ruggenti (con Silvia Saint, regina dell’hardcore negli Usa tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila), Martina calda ed eccitante, Desideri morbosi di una moglie infedele, La bambola della vergogna, Prigioniera del piacere. Si va dalle grandi produzioni internazionali a quelle di casa nostra fino a qualche pellicola per veri intenditori del genere anni ’80. Film dal lunedì al venerdì, primo spettacolo alle 16, ultimo alle 21: più di sei ore di orgasmi vintage non-stop.

Al cinema Super, su via Paduina, una laterale di viale XX Settembre, in una fredda sera di dicembre davanti a quel poster giallo con la scritta rossa “Solo per adulti” qualcuno esce a prendere una boccata d’aria e a fumarsi una sigaretta tra una scena e l’altra. Dentro, le poltroncine di velluto sbiadite accolgono una manciata di clienti. Solitudini che si fanno compagnia.

La cassiera non ha molta voglia di fare conversazione. «Che vuole sapere? Chi frequenta questo cinema? Quanta gente ci viene? Non posso dire niente, dovrebbe parlare con il titolare». Che però non parla. «Allora, vuole entrare? Sette euro il biglietto». Le 21, orario dell’ultimo spettacolo, sono passate da una decina di minuti. Poco male, la trama del film si recupera in fretta. Si entra.

Le pesanti tende di velluto nero un po’ consumate dal tempo portano nella penombra della platea. Cinque spettatori, compreso chi scrive. Tutti uomini. Tutti abbondantemente sopra i 50, tranne chi scrive. Clienti per i quali internet e il porno online da consumare sui 15 pollici di un pc, su un tablet o un telefonino restano un mondo inesplorato. Sul grande schermo, intanto, va in onda la più classica delle scene “interrazziali”. In sala, cullati dal volume basso e un po’ ovattato della pellicola, inizia il viavai. Qualcuno si alza per andare verso i bagni. Qualcuno si mette in piedi sul corridoio. Qualcun altro, dopo uno sguardo complice e quasi impercettibile, si accomoda nelle ultime file. Fievoli gemiti.

In città il Super è l’unico superstite. L’ultima sala dove si proiettano ancora i film a luci rosse. Luogo di incontro e di svago di ancora pochi nostalgici affezionati al genere.

Negli anni Ottanta, quando il porno era tutto un fiorire e i registi anche in Italia – seppur in ritardo rispetto al resto d’Europa e soprattutto agli Stati Uniti – sfornavano un film hard dietro l’altro, in tutto il Paese si arrivavano a contare ben 250 cinema per adulti.

Il primo in assoluto era nato a Milano. Era il 1977 e il cinema si chiamava Majestic. Pian pianino avevano cominciato a spuntare come funghi un po’ dappertutto, da Nord a Sud. L’Ambra, il Pussycat, il Sempione a Milano. A Roma il Moulin Rouge, l’Ulisse, l’Ambasciatori, il Mercury (di fronte al Vaticano). Il Diana a Udine. A Palermo l’Etoile e l’Orfeo.

E pure Trieste si difendeva bene. Fino ai primi anni Novanta gli appassionati del genere si potevano godere gli spettacoli sulle poltroncine dell’ex Filodrammatico: ora il rudere in via degli Artisti è stato ceduto all’asta ed è pronto ad accogliere alloggi e box auto.

E poi l’Eden, in viale XX Settembre, dove oggi invece c’è un altro cinema – però “normale” – l’Ambasciatori. O, ancora, il cinema Radio in Cittavecchia, in via della Rotonda, dove oggi c’è un garage, accanto alla casa di riposo Mademar. O il Mignon, ora sala d’essai Fellini, sempre lungo il viale.

Oggi, complice l’inarrestabile avanzata del web (secondo la classifica del sito Pornhub, l’Italia è al nono posto nel mondo per consumo di porno, stretta tra l’Australia e il Brasile) e la battaglia ad armi impari tra l’hard da consumare standosene comodamente seduti sul divano di casa e quella manciata di matrici di carta che vengono ancora proiettate nelle sale per pochi intimi, in tutto il Paese i cinema a luci rosse si sono ridotti sì e no a una trentina appena. Segnati da una estinzione sempre più imminente. E, nel frattempo, sempre più spesso odierni luoghi di battuage e cruising per omosessuali.

Un luogo, il cinema a luci rosse, dove ci si deve comunque saper comportare. Del resto lo scriveva qualche anno fa anche Aldo Busi nel suo Manuale del perfetto gentilomo che è tutta una questione di etichetta. «Al Porno Cinema Mondo ci si dovrebbe andare muniti di fazzolettini di carta, di lubrificante e di preservativi. Se non avete nessuno dei tre utensili, soprattutto se non avete i fazzoletti di carta per ripulirvi e avete ancora le mani lorde, non cominciate a dare pacche di benvenuto sulle spalle. Consiglio generale: non recatevi in un cinema a luci rosse con abiti formali e costosi».

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