nelle osmizze del Carso: debutto oggi a Malchina
Arriva il defibrillatore nelle osmizze. È rivoluzione nel mondo degli storici e tipici locali del Carso triestino. Da oggi, infatti, cominciando da quelle di Malchina, una di queste importantissime apparecchiature, che permettono di ristabilire in breve tempo la regolarità dei battiti nei casi di attacco cardiaco, sarà sempre presente a due passi dal banco dove si vendono salumi e vino. In sostanza, si seguirà il calendario delle aperture dei vari esercizi, in modo che quelle attive ne abbiano sempre uno a disposizione
Per le migliaia di triestini e di turisti che amano le scampagnate sull’altipiano, da arricchire con una sosta per degustare cibi e bevande del posto, si tratta insomma di una straordinaria garanzia in più.
L’iniziativa, assolutamente inedita, è frutto dell’intesa fra il mondo delle osmizze, in testa quelle di Malchina, della Banca di credito cooperativo del Carso e della Jus Comunella di Malchina-Mavhinje, e sarà ufficialmente presentata stamattina, alle 11, all’osmizza Fabec di Malchina 49.
«Abbiamo intitolato questo progetto “Il defibrillatore nelle nostre osmize” – spiega Franc Fabec, che è presidente dell’associazione degli agricoltori del Carso – e siamo convinti di avere fatto una scelta molto importante a favore della collettività. Oltre a essere a disposizione delle osmizze aperte – aggiunge – queste apparecchiature potranno essere ovviamente utilizzate, in caso di necessità, in tutto il territorio circostante. Per questo motivo – sottolinea Fabec – abbiamo coinvolto la Jus Comunella della nostra frazione, che ha aderito subito». «L’idea è maturata nel corso di una riunione fra i titolari delle varie osmizze – sottolinea il presidente della Jus Comunella di Malchina Josko Tercon, che è anche titolare di un’osmizza – confrontandoci sulla destinazione da dare a una somma che avevamo a disposizione. Ci siamo rivolti alla Banca di credito cooperativo per integrarla e arrivare alla cifra necessaria per gli acquisti. A stimolarci – continua Tercon – è stato anche il recente episodio accaduto nella palestra di Aurisina, quando una pallavolista 18enne è stata salvata grazie alla presenza di un defibrillatore».
Le osmizze, con aperture a rotazione, coprono circa 330 giorni all’anno, perciò la presenza dei defibrillatori sarà sostanzialmente perenne. E per offrire un’ulteriore sicurezza alla clientela - e, in generale, a chi vive sull’altipiano - i titolari delle osmizze di Malchina frequenteranno i corsi per un corretto utilizzo delle apparecchiature. «L’uso è semplice – riprende Fabec – ma noi, per serietà, abbiamo deciso di completare il corso di perfezionamento. In questo modo – conclude – il servizio assicurato sarà totale».
«Apprendo molto positivamente questa notizia – dice il direttore del Centro cardiovascolare di Trieste, Andrea Di Lenarda – perché si vede aumentare l’attenzione della collettività alle emergenze cardiologiche. La disponibilità di un defibrillatore nei luoghi pubblici va vista come una conquista – aggiunge – alla quale però va abbinata l’adeguata preparazione di chi poi la deve utilizzare. Se la presenza di un defibrillatore rappresenta un avanzamento in termini di salute pubblica – continua Di Lenarda – è altrettanto determinante saperlo usare nel modo corretto. È fondamentale nei casi di crisi cardiaca – conclude il direttore del Centro cardiovascolare – saper innanzitutto riconoscere la problematica e poi avere un minimo di competenza nella rianimazione con il defibrillatore».
Gianfranco Sinagra, direttore della struttura di Cardiologia di Trieste, spiega che «l’iniziativa è valida, soprattutto se sarà accompagnata dalla competenza di chi dovrà utilizzare queste apparecchiature, nell’attesa dell’arrivo dei sanitari». Mauro Baiz è il medico di base dell’Azienda sanitaria dell’altipiano e sono centinaia i residenti del Carso che si affidano a lui: «L’arrivo del defibrillatore nelle osmizze è una validissima iniziativa. Sull’altipiano – prosegue – l’età media della popolazione è piuttosto elevata, perciò le problematiche di questa natura sono piuttosto diffuse. Reputo anch’io però – conclude Baiz – che la frequentazione dei corsi preparatori all’uso di queste apparecchiature sia indispensabile».—
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