Nelle città del Fvg arriva il limite dei 30 km orari

TRIESTE. L’idea di guidare a trenta all’ora non entusiasma nessuno. Ma qualche dato può aiutare a far digerire meglio quello che, nelle zone residenziali del Friuli Venezia Giulia, potrebbe presto trasformarsi in un obbligo vero e proprio: sono 84 i morti, nel 2012, causati dagli incidenti stradali; Trieste, con 682 sinistri, vanta la poco ragguardevole medaglia della terza città più pericolosa d’Italia dopo Napoli e Catania. Tutto ciò spesso accade nei centri abitati, più che in autostrada.
Uno scenario davanti al quale la politica, su pressione del mondo associativo, non poteva ignorare: la giunta Serracchiani, infatti, è pronta ad assegnare per la sicurezza 2milioni di euro di fondi statali. La questione è entrata a pieno titolo nell’agenda della Regione proprio in questi giorni, nel corso di un’audizione in Quarta Commissione del Consiglio regionale a cui ha preso parte “Rete Mobilità Fvg”, un’associazione che risponde a vari gruppi di ambientalisti, medici e familiari di vittime della strada. Dunque, Fiab, Legambiente, Acp, Isde, Wwf, Aifvs e Uisp.
«Domandiamo che nel prossimo bilancio della Regione siano previsti incentivi ai Comuni per la realizzazione di interventi di moderazione della velocità come indicato sia dal Piano nazionale che dal Piano regionale della sicurezza stradale», hanno esortato le associazioni nel corso dell’audizione in Consiglio. La giunta farà la sua parte, ha rimarcato l’assessore Mariagrazia Santoro, decisa ad accogliere il pressing esterno liberando i fondi nazionali. A quanto pare si comincerà proprio col ridurre la velocità, fissando cioè il limite di trenta chilometri orari nelle zone residenziali con un’adeguata segnaletica: dissuasori, restringimenti di carreggiate, rotatorie e quant’altro. Priorità ai punti maggiormente a rischio, come quelli in prossimità di scuole e asili, ad esempio, includendo percorsi appositi per i bambini.
«La copertura finanziaria c’è – ha chiarito ancora Santoro – perché in realtà i fondi sono statali e rientrano nei programmi di sicurezza stradale. Noi li impiegheremo anche per questa iniziative». Rete Mobilità Fvg ha innanzitutto richiamato alla memoria i numeri da bollettino di guerra che le forze dell’ordine continuano a registrare: agli 84 morti del 2012 si aggiungono i 14.361 feriti. Oltre il 70% si verifica sulle strade urbane e provinciali, o comunque nei perimetri abitati. Incidenti che, peraltro, causano il 69,8% del totale dei feriti e il 39,8% delle morti. Le cause sono le solite: nell’11% dei casi la colpa è da attribuire al mancato rispetto della distanza di sicurezza, nel 6,2% all’eccesso di velocità. Il fattore “distrazione” tocca il 6,6% del totale. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, questo significa – intermini prettamente economici – anche una perdita di Pil pari a 636 milioni di euro per la nostra regione, soprattutto a causa delle spese sanitarie.
La Rete sollecita azioni urgenti per rendere le strade del Friuli Venezia Giulia più sicure, in modo da ridurre non soltanto il tasso incidenti, ma anche la spesa sanitaria e abbassare l’inquinamento acustico ed atmosferico nelle città. La soluzione, proposta con forza in Regione, è promuovere anche la pedonalizzazione dei centri abitati e la realizzazione di una rete ciclabile “integrata con la rete delle infrastrutture”. Stando a diversi studi citati dal gruppo di associazioni, la sola introduzione del limite di 30km/h consente, di fatto, di dimezzare il numero degli incidenti mortali e gravi.
«Ridurre la velocità in ambito urbano – hanno spiegato le associazioni rivolgendosi ai consiglieri presenti in Commissione – è una scelta di civiltà a vantaggio di tutti gli utenti della strada e di tutta la società in generale e non una misura punitiva nei confronti di un gruppo di utenti in particolare». L’iniziativa regionale, come è stato ricordato, è inserita fra le campagne per la mobilità urbana riconosciute dalla Commissione Europea.
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