Nella Kunstkammer riappare la Saliera di Cellini

Vienna rimette in mostra la raccolta di capolavori del Museo di Belle Arti
Di Flavia Foradini

VIENNA. C’è voluto oltre un decennio ma ne è valsa certamente la pena: la riapertura della Kunstkammer del Museo di Belle Arti di Vienna, chiusa dal 2002 per essere sottoposta ad un radicale restauro, restituisce infatti al pubblico un vero e proprio museo nel museo traboccante di capolavori che ampliano ancor più l’offerta già superlativa del Kunsthistorisches Museum.

Le vaste collezioni dell’istituzione posta tra il Ring e il Museumsquartier, spaziano dalla pittura ai reperti archeologici di epoca egizia e romana, agli strumenti musicali di ogni tempo, a manufatti etnologici, ma con la Kunstkammer si aprono ora alle migliaia di oggetti che gli Asburgo accumularono via via per puro diletto personale, al di là dei canoni tradizionali dell’arte: opere di raffinata fattura, pezzi unici che coniugavano fantasia e tecnica, arte e sperimentazione, realizzati da artisti di primo piano, come l’italiano Gasparo Miseroni, l’austriaco Matthias Steinl o il fiammingo Adrian De Vries, ma anche da oscuri artigiani dotati di talenti eccezionali. Oggetti da ammirare soprattutto, perché capaci di stupire e che fino alla metà dell’Ottocento venivano gelosamente custoditi al riparo di sguardi indiscreti, per la gioia esclusiva di arciduchi e sovrani, e delle cerchie ristrette dei loro ospiti. Centrotavola e orologi di precisione, scacchiere e compassi, arazzi ed enormi cammei, prodotti della natura incastonati assieme a pietre preziose e trasformati in suppellettili, e ingegnosi automi in materiali pregiati.

Fra le migliaia di oggetti delle raccolte, la direttrice del museo, Sabine Haag, e i suoi collaboratori ne hanno scelto 2200, e in un anello espositivo da 2700 mq al piano ammezzato del museo, li hanno esposti in venti sale, seguendo l’evoluzione cronologica dal Medioevo alle soglie del Novecento. Ma non si tratta solo di una nuova disposizione: con una spesa di 18,5 milioni di euro, l’intera sezione dell’edificio inaugurato nel 1891 è stata completamente restaurata e dotata di climatizzazione e impianti di sicurezza.

I soffitti dipinti sono stati riportati all’antico splendore, 51 ultramoderni lampadari firmati da Olafur Eliasson regalano una luce indiretta e rispettosa degli oggetti esposti, e 300 nuove sobrie vetrine a prova di furto hanno preso il posto di quelle ottocentesche: una necessità, quella della sostituzione delle vetrine, che l’inglorioso furto della Saliera di Benvenuto Cellini – uno dei manufatti più prestigiosi della Kunstkammer, assicurato per 50 milioni di euro – ha mostrato in tutta la sua drammaticità nel 2003, quando l’unica opera di oreficeria dell’artista italiano venne rubata dalle sale del museo, dove era stata alloggiata dopo la chiusura della Kunstkammer. Il tragicomico recupero del pezzo da svariati chili d’oro nel 2006 grazie allo stesso ladro nonché esperto di sistemi di allarme, mise non solo fine ad un’orribile avventura, ma contribuì ad allentare i cordoni delle borse ministeriali per ammodernare e dotare finalmente il museo di sofisticate misure di protezione.

Non che Vienna avesse bisogno di una nuova proposta per vivacizzare la sua offerta culturale e artistica, ma certamente questo nuovo museo è assai diverso dalle altre raccolte della capitale. E si tratta di una mostra permanente, che per la sua peculiarità può interessare indifferentemente il pubblico di ogni età, con una cavalcata attraverso secoli di genialità europea.

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