Nel sito c’è un grillo raro: bloccati i nuovi capannoni industriali al Lisert

Niente allargamento per l’Adriastrade di Monfalcone che vorrebbe ampliare lo stabilimento di asfalti e conglomerati bituminosi in un’area di circa 20mila metri quadrati, acquistata dal Consorzio industriale. Perché in quella zona abita la Zeuneriana marmorata, conosciuto con il nome volgare di grillo zeunerino. C’è il rischio di disturbarlo e quindi qualsiasi richiesta di insediamento va cassata. Anzi, “archiviata” prima ancora di cominciare a discutere, così ha risposto ufficialmente la direzione centrale Ambiente ed energia in una lettera firmata dal direttore del servizio, Raffaela Pengue.
I vertici dell’Adriastrade, da 30 anni sul territorio, che tra Monfalcone e altri siti del Fvg impiega qualcosa come 100 dipendenti ed è impegnata su molti fronti delle opere pubbliche (una tra le gare vinte più recentemente è quella della bretella a Monfalcone in via dell’Agraria commissionata dalla Regione) a una prima occhiata della missiva hanno strabuzzato gli occhi, increduli. L’idea era quella di realizzare alcuni capannoni nell’area che è accanto allo stabilimento attuale, niente di esagerato, un progetto perfettamente in linea con l’impianto esistente visto che è una zona industriale, come recitano le carte del piano regolatore e anche di interesse regionale. Poco più in là c’è anche l’impianto della Cimolai, Adriastrade aveva per il momento intenzione solo di alzare il livello di terreno, che si trova molto più in basso, per portarlo a livello stradale prima di edificare i capannoni.

Verificato che la lettera era originale e non si trattava di affatto uno scherzo, visto che il primo di aprile è alle porte, la società si è precipitata al Consorzio industriale di Monfalcone, dal direttore Giampaolo Fontana, per restituire l’area acquistata per una cifra di circa 700mila euro. «Ci avete venduto un’area industriale con un vizio di forma, dovete riprendervela» hanno detto i dirigenti al Csim. Il vizio è il grillo zeunerino, qualsiasi insediamento è vietato.
Una lettera, quella della direzione che, come in molti temono da tempo, potrebbe avere l’effetto di una bomba ad orologeria per tutte la altre aree industriali non ancora occupate e verdeggianti. Non c’è solo il grillo zeunerino, ci sono anche la Moretta Tabaccata, il Falco di palude, il Tarabuso o lo Svasso cornuto. Se per caso il grillo o qualsiasi altra specie avesse la malaugurata idea di andare a metter su casa e famiglia in qualche area già urbanizzata, o qualche impianto come quello della Cimolai cosa potrebbe accadere? C’è il rischio che arrivi l’ordine di fermare la produzione e di abbattere tutto? A poca distanza dall’area dell’Adriastrade, della Cimolai, ma anche degli altri impianti vicini al porto ci sono luoghi ormai rinaturalizzati, come lo stagno sorto nell’ex vasca dell’Enel, il vicino canneto. A ergersi come un potenziale pericolo di blocco c’è la vicina area Sic che secondo molti sta mettendo a rischio anche le aree della zona della cassa di colmata, ormai piene di specie protette. Altro che bomba ad orologeria, la detonazione forse è già avvenuta.
«Ci hanno chiesto di riprenderci le aree - commenta sconcertato il direttore del Csim, Giampaolo Fontana - una cosa simile era accaduta anche per l’Isskralegno nell’area Schiavetti-Brancolo. Ma questa vicenda è ben peggiore». Anche nel caso dll’IskraLegno era di mezzo una zona Sic, e l’azienda aveva presentato l’istruttoria per l’allargamento. E a dare lo stop era stata non la Regione, ma la Soprintendenza dei beni ambientali perché l’insediamento industriale si sviluppava in una fascia che sta accanto a una zona tutelata, un biotopo. Una storia degna della trasmissione Striscia la notizia, come aveva fatto presente più di qualche esponente politico visto che si trattava, come nel caso del Lisert, di aree destinate urbanisticamente allo sviluppo industriale. Alla fine la vicenda si è conclusa positivamente con un’atto di imperio della Regione.
Ma potrebbe non accadere nel caso dell’Adriastrade visto che a dire di no stavolta è la stessa Regione attraverso la direzione centrale Ambiente. «È una zona industriale di interesse regionale sulla quale si stanno spingendo investimenti e c’è la raccomandazione di attrarre nuovi imprenditori - aggiunge il direttore del Csim - mi chiedo come potremo salvaguardare le prossime attività industriali se non riusciamo a permettere a un’azienda di allargarsi in 20mila metri quadrati. E se questo è l’approccio per quella che è un’attività industriale non posso immaginare cosa accadrà per le aree dove deve svilupparsi il porto. Ho paura che la specie soggetta all’estinzione naturale in queste condizioni sarà l’attività produttiva e industriale, altro che il Grillo zeunerino o la Moretta tabaccata».
Riproduzione riservata © Il Piccolo