Nel Quarnero l’onta degli scampi inglesi
FIUME. Merce rara il pesce marino pregiato in Croazia, crisi che questa estate ha toccato l’apice. Orate, scorfani, pesci San Pietro, dentici e branzini e, già che ci siamo, aggiungiamo gli scampi, sono specie che fanno capolino poche volte nelle pescherie istriane, dalmate e quarnerine, facendosi desiderare anche nei centri di ristorazione lungo la costa.
Reti, nasse e palamiti vengono in superficie sempre più vuoti, a conferma di un ipersfruttamento durato decessi, di un prelievo che ha depauperato i fondali, mettendo nei guai pescatori, ristoratori, consumatori e categorie affini.
Siamo in piena stagione turistica e tanti ristoratori devono arrangiarsi in mille modi, ricorrendo a orate, branzini e saraghi pizzuti d’allevamento, oppure acquistando pesce sì nobile, ma proveniente da altri mari, anche extramediterranei.
Del resto dopo una capatina nel principale mercato ittico a Fiume si capisce tutto, con elenco bello pronto: mazzancolle dall’Italia a 80 kune (11 euro), sgombri dalla Spagna pure a 80 kune, pesci San Pietro dalla Tunisia a 300 kune (poco meno di 40 euro), scampi dalla Gran Bretagna a 160 kune (21 euro), pagri dalla Grecia e anche dall’ Argentina a rispettivamente 260 (34,5 euro) e 140 kune (18,6). Presenti anche scorfani ellenici, di un rosso incredibile e con prezzo mozzafiato: 40 euro.
Non mancano rombi d’allevamento, provenienti dal Mediterraneo occidentale e per i quali si sborsano 20 – 22 euro al chilo. La lista non si chiude qui e promette anche di allungarsi per lo spopolamento ittico degli ultimi decenni in Adriatico. A Fiume grida vendetta soprattutto la presenza di scampi britannici proprio nel cuore, nel capoluogo del Quarnero, dove questo crostaceo è un brand inscalfibile.
I prodotti autoctoni hanno raggiunto qui prezzi assolutamente proibitivi, specie per la popolazione locale messa a dura prova dalla crisi: l’altro giorno a Fiume venivano offerti scampi vivi e di belle dimensioni a 360 kune (47,8 euro) al chilo, con identico prezzo per stupendi esemplari di pesci San Pietro e di scorfani.
Si tratta di listini record, cifre che presto potrebbero essere superate. I ristoratori, è il caso di dirlo, non sanno più che pesci pigliare e per i pregiati e ricercatissimi San Pietro devono sborsare 250–300–360 kune, mentre nei locali il costo massimo per questa specie non va oltre le 400 kune, sui 53 euro.
Diversi ristoranti hanno mantenuto l’offerta degli anni scorsi grazie a fornitori seri e anche fortunati, in altri esercizi si punta sempre di più alle specialità a base di carne.
Emblematico quanto dichiarato da Miro Ku›i„, vice ministro dell’Agricoltura e Pesca: «In Croazia abbiamo circa 80 mila pescatori, tra professionisti e dilettanti, troppi per il nostro mare. Ci stiamo rovinando con le nostre mani e per fortuna che gli impianti di maricoltura funzionano bene, con orate e branzini d’allevamento che costituiscono l’offerta principale nei ristiranti»
Senza dimenticare il mercato italiano. Molti ristoratori del Friuli Venezia Giulia, infatti, si riforniscono nella vicina Croazia, visto e considerato poi che nelle acque regionali è in vigore il fermo pesca e quindi la domanda oltreconfine è aumentata.
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