Nel Pd dei cambiamenti continui, la città si conferma “renziana”

Sempre più attrezzata in città la componente che fa riferimento al giovane primo ministro Grim: «Esiste una generazione nata con questo partito e poi non ci può essere il congresso perenne»
Lasorte Trieste 26/01/15 - Libreria Lovat, Presentazione Libro
Lasorte Trieste 26/01/15 - Libreria Lovat, Presentazione Libro

Erano quattro amici al bar. Anzi, parecchi di più. Un oceano, a giudicare dall’affluenza che ha creato ieri la semplice presentazione del libro di Giorgio Pison e Ezio Martone "Quei 1254 giorni rossi. Quando a Trieste governò la Sinistra". Altri tempi, decisamente, anche se il sindaco Cosolini si è prestato volentieri a fare da intermediario tra i tempi antichi e moderni e colmare l’assenza più pesante, quella di Gianni Cuperlo, bloccato a Roma all’ultimo momento da impegni parlamentari.

Un ottimo spunto di partenza. Perchè i giorni rossi sono diventati, se non rosa, almeno un po’ più smarriti, molti dei partiti dell’epoca in discussione non esistono più e il Pd non può essere giudicato ormai nemmeno un nipotastro del Pci. E vive, qui come altrove, le sue anime all’insegna di quel “dibattito” perenne da cui la sinistra, più o meno centrista, non riesce mai ad affrancarsi.

Singolari risultano ancora adesso i risultati colti nel partito nelle ultime consultazioni interne, il congresso del novembre 2013 e le primarie di dicembre. Se, infatti, nella prima tornata Gianni Cuperlo, in controtendenza con tutto il resto del Fvg, aveva colto proprio nella sua Trieste un clamoroso 44,41%. Nel dettaglio, gli 11 circoli democratici della provincia di Trieste avevano raccolto 322 preferenze, delle quali 51 a favore di Civati (15,84%), 143 di Cuperlo (44,41%), 125 di Renzi (38,82%) e 3 di Pittella (0,93%). Risultati poi smentiti appena un mese dopo, quando Cuperlo si fermò a 2163 voti (26,22%) quasi bissato da Renzi con 4520 (54,78), mentre bene fece pure Civati 1569 (19,02).

Ma cos’è rimasto di quei consensi? Cifre precise, ovviamente, non esistono ancora, ma la linea di tendenza vira ancora fortemente verso Matteo Renzi. A iniziare dalla segretaria regionale, la triestina Antonella Grim. «Renzi e gli altri? Beh, dopo un anno da segretario vorrei innanzitutto ricordare che certe indicazioni sono solo piattaforme politiche congressuali, non si può vivere in perenne congresso.... Detto questo è indubbio - continua - che ci sono tantissimi, che definirei generazione PD, che sono nati con questo partito. Abbiamo diviso il percorso con tanti, ma è un dato che va tenuto in considerazione. Con Matteo Renzi, ricordiamolo, siamo entrati nei socialisti europei... La mia età mi impone un po’ di riflessione. Non nego di aver imparato tantissimo da Barbo, Zvech, Rosato. Forse, rispetto a un tempo, il Pd offre una capacità maggiore di leggere i tempi che viviamo».

Tra i renziani, la Grim è in buona compagnia. Tra i nomi noti vanno citati sicuramente Giovanni Papa, chirurgo plastico , Livia Amabilino del Teatro Bobbio, Letizia Bianchi, che ha incarichi provinciali e nazionali, Gaia Tamaro attiva nell’organizzazione congressuale, un altro medico, Aureo Muzzi, l’ex assessore provinciale Walter Godina. È relativamente recente l’entrata anche della storica componente cattolica, con Ettore Rosato, Silvano Magnelli, Gianfranco Patuanelli, Alessandro Carmi. C’è pure il senatore Francesco Russo, originariamente tra i lettiani, corrente che ora non esiste più.

E i cuperliani? Non negano simpatie per l’ex delfino di D’Alema l’ex europarlamentare Giorgio Rossetti, Giovanni Barbo, Caterina Conti, e diversi tra quelli che fanno capo al quinto circolo a San Giacomo. Non tantissimi quelli schierati apertamente con Civati, ma di sicuro dovrebbero esserci Francesco Foti, Francesca Romanini, un altro medico, Fabrizio Monti e Bruna Tam.

La linea del premier fiorentino, insomma, al di là dei percenti, sembra ancora essere maggioritaria. «La pelle del partito sta cambiando - ammette Godina - ma si tratta di un cambiamento in cui vedo molta positività».

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