Nel Monfalconese morti per amianto in rapida crescita: spettro Covid-19
MONFALCONE È significativo il numero di decessi legati alle malattie asbesto-correlate, così come proporzionalmente importante è il numero dei mesoteliomi, seguiti dai casi di asbestosi e di carcinoma polmonare. Lo dicono i dati rilevati dal primo marzo al 22 aprile, periodo contrassegnato dalla pandemia da Covid-19. Epidemia per la quale gli ex esposti amianto sono ritenuti ad alto rischio, dovuto alla compresenza di altri fattori, la criticità respiratoria, l’età avanzata ed il sesso maschile. Un’incidenza “anomala”, associata ad una maggiore rapidità dell’evolversi e dell’aggravamento delle patologie fibro-correlate. Il quadro fornito dal direttore del Centro regionale unico per l’amianto del San Polo, dottor Paolo Barbina, induce a riflettere. È senza dubbio da approfondire, dovendo comunque ricercare una serie di variabili, peraltro non così facili da individuare, tuttavia il responsabile del Crua ha ipotizzato: «L’incremento significativo dei decessi per amianto a mio avviso trova una componente aggiuntiva, quella legata al Covid 19». Ha aggiunto: «Abbiamo riscontrato che lo sviluppo dalla diagnosi della malattia fino al decesso è stato più rapido del previsto».
Veniamo ai numeri. Dal 1° marzo al 22 aprile 2019 al Crua sono stati visitati 154 pazienti. Di questi 7 sono stati i decessi, 7 le diagnosi di mesotelioma, 4 di carcinoma polmonare, 5 di asbestosi, oltre a 20 casi per i quali è stata rilevata la presenza di placche pleuriche. Nello stesso periodo quest’anno le visite sono state 50, un terzo in meno, a fronte della sospensione degli appuntamenti programmati per le necessità precauzionali dovute alla fase emergenziale in corso. Pur con le evidenti cautele legate alla diversa modalità di accesso all’ambulatorio, il dato appare significativo. I pazienti deceduti nel 2020 sono stati 12. L’aspettativa statistica sarebbe stata di 2,3 decessi. I sospetti mesoteliomi diagnosticati sono stati 7 rispetto ad un’aspettativa di 2,3. I tumori polmonari sono stati 2, rispetto ad un rapporto atteso di 1,3, i casi di asbestosi 3, rispetto ad un’aspettativa di 1,6. Quattro le diagnosi di placche pleuriche su un’aspettativa di 3.
Nel 2019 tutti i 7 decessi erano casi sconosciuti, quest’anno 3 erano noti e 9 i nuovi casi. Ex esposti quindi che si sono rivolti al Crua con patologia ormai avanzata. Casi ex novo anche per le diagnosi di mesotelioma, sia nel 2019 che nel 2020.
Barbina fornisce il suo ragionamento: «Sappiamo che i malati per l’esposizione all’amianto sono affetti da problemi respiratori, sono anziani e uomini, caratteristiche tutte indicate prognosticamente come sfavorevoli ai fini dell’emergenza Coronavirus. I dati registrati quest’anno in circa un mese e mezzo riflettono la situazione. In tale contesto, pertanto, va considerata l’analisi di quanto è stato rilevato. La concentrazione dei decessi è effettivamente anomala, soprattutto la rapidità del decorso infausto della malattia pone il sospetto dell’interferenza da Covid 19. Tuttavia un ruolo diretto e causale dell’infezione epidemica potrebbe essere individuato dalle verifiche che saranno effettuate. Resta il fatto che pur a fronte di questa ipotetica componente, va mantenuto il fattore fondamentale della pregressa esposizione all’amianto». Il medico continua: «I pazienti ai quali abbiamo diagnosticato le patologie amianto correlate manifestano sintomi quali tosse, difficoltà respiratoria che necessitano di approfondimenti quali Rx e/o Tac al torace, accompagnati alla ricerca del Covid 19 per il sovrapporsi dei sintomi simili in entrambe le patologie». Il direttore del Crua ricorda che il 28 aprile ci sarà la Giornata mondiale per le vittime dell’amianto, quest’anno ancor più triste del solito. Quindi ribadisce che, in ottemperanza alla nota del 10 marzo dell’assessore regionale alla Salute, Riccardi, il Centro ha sospeso le visite programmate, mantenendo solo le visite brevi, di carattere urgente e le consulenze nei reparti degli ospedali dell’Isontino e della Bassa friulana. «L’Azienda sanitaria – spiega Barbina – sta garantendo tutta la possibilità di cura nelle proprie strutture e tutte le procedure per accedere ai giusti e dovuti riconoscimenti della malattia asbesto-correlata, come pure la massima sicurezza e tutela degli operatori. Le autopsie vengono garantite ed eseguite a Trieste, per continuare ad ottemperare a quanto dovuto nell’ambito dei riconoscimenti Inail anche a favore dei famigliari delle vittime dell’amianto». Intanto sono state già predisposte le misure per affrontare la fase 2. «Dobbiamo riaprire gli ambulatori, mantenendo le necessarie procedure cautelative e dilazionando gli appuntamenti, nonché assicurando che i controlli avvengano senza situazioni sintomatologiche riconducibili a possibili contagi. Verrà effettuata una capillare informazione in accordo con la Direzione aziendale».—
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