Nel golfo di Trieste vive una medusa “aliena”

Scoperta da un team formato da ricercatori dell’ateneo giuliano e biologi di Pirano La new entry ha un Dna completamente diverso rispetto alle specie tradizionali

TRIESTE. È giallo-rossa, è diversa, è “aliena”, è addirittura un genere nuovo nella specie delle meduse, come ha dimostrato un’indagine genetica realizzata dall’Università di Trieste e dal Laboratorio di Biologia marina di Pirano, che collaborano in questa appassionante ricerca sul nuovo abitatore del mare finora “sconosciuto alla scienza”, avvistato in centinaia di esemplari lo scorso settembre sul delta del Po, e tra fine 2013 e marzo 2014 anche nelle acque del Golfo di Trieste, ma non in quantità così abbondanti.

In competizione ci sono gli zoologi dell’Università del Salento con Ferdinando Boero che all’”aliena” medusa hanno già confermato velocemente un nome, Pelagia, e dato un cognome, Benovici, che deriva da quello del biologo marino Adam Benovic dell’Istituto oceanografico di Ragusa (Dubrovnik), recentemente scomparso. «Abbiamo avuto la stessa idea, noi la volevamo chiamare Pelagia Adami in onore dello stesso studioso» racconta Massimo Avian, docente di zoologia al Dipartimento di Scienze della vita dell’Università di Trieste, che coi suoi collaboratori ha fatto la scoperta più grande: la nuova medusa Pelagia non è solo classificabile come “aliena” e cioé non abitatrice abituale dei nostri mari, quindi arrivata forse come zavorra di navi petroliere o d’altro genere da altri mari lontani, è invece proprio un “genere” diverso e nuovo e finora sconosciuto della grande famiglia delle meduse. La prova? È venuta dal Dna. Diverso da quello delle meduse già note.

Scoperta davvero eccitante, che sta per essere pubblicata, e rende orgoglioso non solo Avian, ma le due ricercatrici dell’Ogs che già avevano avvistato la sconosciuta sul Po (Valentina Tirelli e Isabella D’Ambra) e le due studiose del Laboratorio di Biologia marina di Pirano, Alenka Malej e la genetista Andreja Ramšak.

«Questa medusa - racconta Avian, senza ancora saper dire quanto urticante sia la nuova venuta sulla pelle umana - è di colore rosso-aranciato, ha solo 5-7 centimetri di grandezza, e una forma molto diversa da quelle che siamo abituati a vedere, la più frequente da noi è la Pelagia Nuctiloca. Infine abbiamo scoperto anche un Dna molto diverso...».

Ma a dimostrazione del fatto che anche la scienza ha bisogno a volte del momento magico e che talvolta non lo coglie, c’è un’altra constatazione. «L’avevamo già vista dalle nostre parti questa medusa - confessa Avian - ma l’avevamo scambiata per una comune, è accaduto nel 2004-2005, e lo abbiamo scoperto adesso ripassando i nostri campionari».

Resta valida però la domanda: come è arrivata qui la Pelagia inedita o quasi? Ci sono solo ipotesi, il giallo è irrisolto al momento. Per Avian le possibilità sono tre: «O davvero è arrivata con le navi, oppure si tratta di un animale che per qualche ragione sta migrando attraverso i canali di Gibilterra o di Suez, oppure (lo dico in pura forma di ipotesi al momento) si tratta di una specie che vive molto in profondità nel mare e che solo a causa di determinate circostanze è salita più a galla arrivando in Adriatico, che ha bassi fondali, e si è resa così visibile». Sul Po con centinaia di esemplari, a Pirano con decine, a Trieste con singoli individui.

Che anche questa eterea creatura misteriosa abbia i suoi corpuscoli ustionanti è comunque da dare per scontato («alle meduse servono per procurarsi il cibo») ma non si sa quanto bruciante sia la “Benovici”, o se per caso appartenga «a quelle decine di tipi che sono decisamente pericolose per l’uomo» sottolinea ancora Massimo Avian, escludendone tuttavia poteri mortali. Certo è che di continuo i naturalisti riescono a scoprire specie nuove, che l’uomo (indagatore ma anche distruttore della natura) non ha ancora avuto il piacere d’incontrare. Se questa sia una specie a rischio è cosa altrettanto ignota, sebbene le meduse si vedano “veleggiare” in acqua anche in mezzo alle spazzature buttate a riva, senza soffrire danni dall’ambiente guastato.

Insomma il mistero è appassionante quanto la scoperta, specie nel Golfo di Trieste dove (conferma il docente di zoologia) sono abitanti del mare e visitatrici fisse tre tipi di medusa soltanto, e quest’anno con un inverno praticamente assente lo saranno molto di più, tanto per complicare la vita dei bagnanti impauriti, come già è noto avverrà nel frequentatissimo mare d’Istria.

Della nuova arrivata, di cui si prevede che creerà in breve tempo nuova popolazione, lo zoologo Boeri ha dato notizia all’Accademia dei Lincei, e del caso si è occupato anche l’istituto scientifico Ispra del ministero dell’Ambiente. Ma nessuno finora aveva analizzato il Dna della creatura. È stata l’idea vincente di Trieste.

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