Nel “Far West” di scritte e graffiti a due passi dall’ospedale Maggiore
È forse una delle strade prese più di mira da chi si diverte ad imbrattare i muri della città. Via Vasari, strada a pochi metri dall’ospedale Maggiore, è tra i bersagli preferiti dei vandali, entrati nuovamente in azione qualche sera fa, precisamente nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. I vandali questa volta hanno colpito soprattutto il tratto tra le vie D'Azeglio e Parini, dove si trovano alcuni negozi, un call center e un bar.
I commercianti e i residenti al mattino hanno trovato l'amara sorpresa e hanno avvertito la polizia locale. Per ripristinare quelle pareti e quelle saracinesche, chi vive e lavora in quella via sarà costretto a mette mano al portafogli e ad armarsi di buona volontà. Gli agenti del Nucleo interventi speciali della polizia locale hanno fotografato le scritte destinando particolare attenzione al “tag”, il segnale identificativo che i writers utilizzano per “firmare” le loro “opere”. La vernice usata dai vandali venerdì notte è di color fucsia. Meno facile, invece, decifrare il significato dei graffiti. L’impressione è che si tratti di scritte volutamente incomprensibili, scarabocchi chiari solo agli autori dei graffiti e utili ad affermare la loro presenza sulla piazza triestina.
In via Vasari non ci sono videocamere di sorveglianza. Bisogna arrivare nella vicina via Cavalli o in Largo Nicolini per trovarne alcune. Ma gli agenti della polizia locale, confrontando i “tag” e il tipo di scritte non escludono di poter scoprire chi ne è l'artefice. In passato anche senza l'ausilio di sistemi di video sorveglianza, alcuni writers sono stati pizzicati e multati.
Ma via Vasari, come detto, non è nuova a questi atti di vandalismo. Da mesi soprattutto i muri sul retro del Centro Tumori e l'entrata della scuola statale Pittoni sono diventati una vera e propria tavolozza per ragazzini, che armati di bomboletta, imbrattano la città. Centinaia di scritte, disegni senza senso e di ogni colore hanno reso il tratto di quella strada che da via Cavalli si spinge fino a via Massimo D'Azegio uno dei punti più colpiti di Trieste anche se si trova a pochi metri dall'Ospedale Maggiore e dal suo parcheggio gestito dalla Saba Italia. E la scuola Pittoni, anche se presa costantemente di mira, non dispone nemmeno di una videocamera esterna. Così la sera quel punto della città, con le aile chiuse e l’attività del Centro Tumori sospesa, diventa terra di nessuno. E qualcuno ne approfitta.
Del resto non c’è multa o controllo capace finora di scoraggiare i graffitari. La città è interamente deturpata da scritte sui muri di case, palazzi e persino chiese. Dal centro alle periferie, passando per i quartieri più popolari. E la lotta dell'amministrazione comunale ai vandali della bomboletta si è fatta sempre più serrata. Il nuovo Regolamento di polizia urbana, come noto, prevede per i grafittari sanzioni che vanno da 1.500 a 9.000 euro, con il pagamento in misura ridotta di 3.000 euro, sempre con la sanzione accessoria. Lo scorso maggio i quattro “artisti” che avevano imbrattato l' esterno del Mercato Coperto sono stati identificati dagli agenti del Nucleo interventi speciali della polizia locale in appena un mese di indagini. A breve il Comune ritinteggerà quelle pareti.
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