Nel consiglio comunale di Trieste si sfiora la rissa sul capogruppo del Pdl
TRIESTE Si è sfiorata la rissa al “saloon” di piazza Unità. Roberto Antonione, in una riunione in Municipio, non ha gradito le parole di troppo sfuggite a Michele Lobianco. E l’ex parlamentare e presidente della Regione non ci ha visto più. A separlarli, raccontano i presenti, gli altri consiglieri.
Il motivo della baraonda non è la Ferriera, né gente che perde il lavoro, tanto meno il Porto Vecchio. È la nomina di un capogruppo, quello del Pdl. Un posto che si stanno contendendo il berlusconiano Lorenzo Giorgi e l’alfaniano Paolo Rovis, estromesso recentemente dal ruolo per mano dello stesso Giorgi e della collega Manuela Declich.
La vicenda, dopo la richiesta di Alessia Rosolen di passare ai pidiellini per dar man forte a Rovis, si trascina da giorni.
Ieri nel faccia a faccia tra capigruppo, l’ennesimo, si doveva scrivere la parola fine sul caso. Invece no: Lobianco provoca, Antonione reagisce e per poco non si arriva alle mani. Ma i due non ci danno troppo peso: «È la quinta volta che discutiamo – spiega Lobianco – e mi sono stufato. Comunque sono stati solo momenti di forte dialettica, poi risolti...».
Pure l’ex deputato minimizza: «Ci siamo gridati contro, nulla di drammatico». Davanti alle scuse reciproche la riunione riprende, ma la giornata riserva altre sorprese.
Marino Sossi di Sel prova a chiudere la questione portando ai presenti una mozione d’ordine, un documento in cui invita i colleghi a tenere buona la decisione del presidente del Coniglio Iztok Furlanic (Rifondazione Comunista), quella che designava Giorgi alla guida dei pidiellini.
Ma il tentativo naufraga con i voti contrari, oltre che di Bandelli, Ferrara e Antonione, pure di un collega di coalizione: il capogruppo Pd Marco Toncelli. La maggioranza, ancora una volta, vacilla. «Stiamo superando i limiti – annota Sossi – la questione ha assunto dimensioni inimmaginabili. Mi appello al sindaco, perché il tema è politico visto che il Pd ha respinto la mia mozione. Comunque mi sembra che il pronunciamento del presidente Furlanic su chi è il capogruppo sia chiaro, se qualcuno ha da ridire si rivolga al Tar o in Procura perché dobbiamo finirla... Siamo pagati dai cittadini per discutere della città, non su chi fa il capogruppo del Pdl».
Toncelli dà un’altra rilettura: «In tutta questa storia il problema è che adesso ci sono due capigruppo iscritti a Forza Italia (Giorgi nel Pdl e Bertoli in Fi, ndr). Non mi pare serio anche per le conseguenze sui costi di rappresentanza nelle commissioni. In ogni caso non trovo strano che nell’ambito di un dibattito il Pd voti in modo diverso. Non è un caso politico, ma la volontà di lavorare per il rispetto delle regole, visto che Rovis aveva domandato chiarimenti sulla regolarità dell’elezione di Giorgi. Ritengo che debbano essere i capogruppo ad esprimersi».
Lo stop a Sossi manda su tutte le furie lo stesso Furlanic che, per protesta, abbandona il tavolo. «Già – commenta il numero uno dell’aula – me ne sono andato perché i capigruppo vogliono entrare nel merito delle decisioni avvenute nei gruppi. Un precedente gravissimo, un organo politico non può sindacare sulle scelte interne: la scelta di Giorgi capogruppo è legittima, perché è avvenuta per volontà della maggioranza. Punto».
la segretaria generale del Comune, Filomena Falabella, conferma: «Per me valgono le dichiarazioni di Furlanic». Il diretto interessato, Giorgi, annuisce, sottolineando che «eventuali contestazioni vanno portate davanti al Tar o in altre sedi».
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