Nel condominio c’è chi lo difende
Non vuole metterci la faccia, ma c’è anche chi, in qualche modo, tenta una giustificazione davanti all’accaduto. Uno degli inquilini del condominio Elios in cui risiede Leopoldo Bon spiega che «una reazione così non scaturisce mai dal nulla». «Tante volte - riferisce - abbiamo invitato chi di dovere a verificare la situazione in quest’area, nessuno è mai venuto, per contro gli schiamazzi e tutto il resto sono continuati». L’uomo, piuttosto in età, parla di «palloni che finiscono ripetutamente sulle ante dei veicoli, grida, ragazzini che fumano e forse addirittura persone che di notte fanno sesso nello spiazzo, almeno questo è quello che ho sentito in giro...». Sia vero o meno, l’inquilino descrive una situazione di intemperanza. Sicuramente di difficile convivenza in un contesto residenziale descritto come «un porto di mare», dove molti degli inquilini originari non risiedono più lì, sostituiti da nuovi condomini. Per lui, comunque, Bon è una persona «cortesissima, ben istruita, un professore».
Per contro c’è chi, invece, in via Punta Barene vive benissimo, come l’84enne Edoardo Gulli, da qualche mese residente a Marina Julia, dopo il trasferimento da Sistiana: «È un palazzo tranquillo, non ci sono problemi particolari. Ecco, se proprio devo dirne una, qualcuno si lamenta perché gli immigrati dell’Est soffiano i parcheggi davanti ai proprietari, ma il resto è ok».
«Ciò che ha fatto quel signore - commenta Fabiano Centazzo dell’associazione per Marina Julia - è inqualificabile e la giustizia farà il suo corso. Ma anche i ragazzini, spesso, si comportano in maniera esagerata». Il guaio è che nella zona, «i vigili non esercitano la medesima attività di controllo che avviene in centro, pungolando i ragazzi a tenere condotte adeguate». «Qui invece non è la prima volta che gli adolescenti esasperano gli animi - conclude - e posso dire che più di una pentola d’acqua sarebbe volata su quel cortile. Detto ciò, il gesto del pensionato è chiaramente assurdo e privo di scusanti, ma non credo che quell’uomo volesse davvero uccidere qualcuno». (ti.ca.)
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