Nel comprensorio Wärtsilä la prima “free zone” dell’Ue
TRIESTE. A una settimana dal decreto con cui il ministro Graziano Delrio ha battezzato il nuovo regime di porto franco a Trieste, arriva l’annuncio della futura creazione del primo polo della “free zone” che prenderà vita sul territorio giuliano e che sarà a tutti gli effetti l’unico esempio di zona franca all’interno dell’Unione europea. L’operazione vale oltre 20 milioni di euro e vedrà Wärtsilä Italia cedere due capannoni del proprio comprensorio all’Interporto Fernetti, che raddoppierà così la superficie di cui attualmente è dotato nella sede originaria. Il danaro non arriverà tuttavia direttamente dall’Interporto, ma grazie all’intervento dell’Autorità portuale e della finanziaria regionale Friulia, nell’ambito del loro subentro al 36% di quote detenute dall’ormai ex Provincia di Trieste.
Il piano è stato presentato ieri in una conferenza stampa, da cui non è tuttavia emersa con chiarezza la destinazione d’uso dei capannoni, già collegati alla rete autostradale e ferroviaria. Si tratta di una superficie coperta di 70mila metri quadrati, più altri 190mila di scoperto: verranno impiegati per installare attività manifatturiere, che potranno sfruttare il vantaggio delle franchigie fiscali grazie allo spostamento del punto franco e dunque non pagare tasse su importazioni ed esportazioni verso paesi extraeuropei e tantomeno sulla fase di lavorazione. Al momento si sa però solo che «parte di uno dei due magazzini – come ha spiegato il presidente dell’Interporto Giacomo Borruso – servirà ad attività di completamento industriale: il primo insediamento sarà possibile entro i primi mesi del 2018 ad opera di un’impresa veneta di trasformazione di materiali ferrosi, che promette di creare un centinaio di posti di lavoro». Riserbo sui nomi.
Resta dunque molto spazio da riempire ma, nel rivendicare la regia della Regione, la presidente Debora Serracchiani ha rassicurato: «Stiamo ricevendo molte manifestazioni di interesse. Molte più di quante ce ne saremmo aspettati. Logistica e industria si uniscono grazie al porto franco». Per il segretario generale dell’Autorità portuale, Mario Sommariva, «la politica portuale va intesa come parte di una più ampia politica industriale, che potrà giovarsi dell’espansione del porto e delle aree retroportuali, andando a recuperare una serie di zone sottoutilizzate e garantendo certezza e semplificazione grazie alla gestione unica dell’Autorità».
Alla fine della conferenza peraltro Sommariva ha ricordato che «il regime di porto franco potrebbe essere potenzialmente esteso a tutta la provincia di Trieste: abbiamo a disposizione un asset competitivo eccezionale».
L’operazione è stata resa possibile dalla decisione di Wärtsilä di concentrare le attività nel più grande dei tre capannoni a propria disposizione nell’area di San Dorligo, ma il presidente di Wärtsilä Italia Guido Barbazza ha spiegato che non si tratta di un ridimensionamento: «Aumentiamo anzi i volumi produttivi grazie a maggiore efficienza». Lo stabilimento non disdegnerà peraltro i proventi della vendita in una fase non semplice della propria vita, che tuttavia Barbazza ha invitato a considerare come un problema superato: «La situazione sta migliorando grazie a una fase di ristrutturazione intensa e complicata».
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