Nel 1917 Benedetto XV scrisse: «Il conflitto, un’inutile strage»

Papa Pio X ebbe solo il tempo di sentir tuonare i cannoni della prima guerra mondiale prima di morire, Benedetto XV visse invece completamente il conflitto che definì “L’inutile strage”.
Vecchio e malato, gravato dall’angoscia della guerra, papa Sarto moriva per una pericardite il 20 agosto 1914, a neppure un mese dall’inizio delle ostilità. Dopo l’attentato di Sarajevo Pio X si adoperò invano per congiurare l’esplosione del conflitto europeo, quello che aveva definito ”il guerrone”. Aveva capito prima di altri che la guerra non sarebbe stata breve e le conseguenze sarebbe state tragiche e avrebbero anche condizionato il futuro dell'’Europa. Il 2 agosto 1914, a pochi giorni dall’inizio delle ostilità, esortò i cattolici di tutto il mondo a pregare «per ottenere che Dio, mosso a pietà, allontani quanto prima le funeste faci della guerra» ispirando ai governanti delle nazioni pensieri di pace. Parole inascoltate. E quando l’anziano kaiser Francesco Giuseppe chiese al papa la benedizione per il suo esercito, rispose: «Io benedico la pace».
Questo papa, nato a Riese, piccolo comune del Vicentino, da una famiglia umile, non certamente privo di cultura, preferì sempre un sacerdozio rivolto all’opera pastorale e uno suoi motti furono «Chiesa povera ma libera».
Toccò al suo successore, Benedetto XV, con alle spalle una maggiore esperienza diplomatica, cercare di riallacciare i rapporti con gli Stati pur mantenendo una posizione imparziale nel confronti della guerra, che non esitò a condannare fin dal primo giorno del suo insediamento sul soglio di Pietro. Morto Pio X, il 3 settembre 2014 venne eletto papa il genovese Giacomo Della Chiesa che prese il nome di Benedetto XV. Sull’Europa soffiavano forti i venti della guerra e milioni di persone si mobilitavano per quello che fu definito il primo grande massacro del XX secolo e che lo stesso papa, nel 1917, definì in una lettera pastorale «un’inutile strage». Fin dai primi giorno dopo l'elezione Benedetto XV, riprendendo le posizioni di papa Sarto, ma con più energia, condannò la guerra. L’8 settembre, nel suo primo discorso pubblico, Benedetto XV esordì con una richiesta di pace a tutti i popoli europei suggerendo, come alternativa alle armi, una soluzione negoziale. Nell’esortazione apostolica, il papa parlò della guerra come «di un immane spettacolo. Ci ha riempito di l’animo di orrore e di amarezza, constatando che tanta parte d’Europa, devastata dal ferro e dal fuoco, rosseggia del sangue dei cristiani». Ma questo appello, e come tutti quelli che sarebbero venuti negli anni successivi e rivolti a tuti i governanti, non trovarono mai ascolto nei Paesi belligeranti. Il pontefice fece di tutto per tenere almeno l’Italia fuori della guerra. Intervenne diplomaticamente con Vienna affinchè accettasse la richieste territoriali italiane salvaguardando la pace tra i due Paesi.
L’adesione dell’Italia all’Intesa mise ancor più in difficoltà la diplomazia vaticana che già soffriva per l’isolamento dopo la rottura nel 1905 con Parigi, per il personale rapporto di simpatia tra Pio X e l’imperatore. L’alleanza dell’Italia con la Francia e l’Inghilterra la allontanava dagli imperi centrali, indeboliva l’Austria, l’ultimo impero cristiano, e metteva in crisi i rapporti con lo Stato italiano che, oltre che anticlericale, diventava anche antiaustriaco. Con l’entrata in guerra dell’Italia, non valse la posizione di neutralità assunta dalla Santa Sede: molti cattolici italiani divennero ferventi interventisti e vestirono il grigioverde e i sacerdoti, che non furono esentati dalla chiamata alle armi, divennero cappellani militari come lo fu Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII.
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